Il modo più semplice di viaggiare è mangiare. Nella cucina c'è tutto: natura del luogo, clima, tradizione, storia e civiltà di un popolo. Ne era convinto lo scrittore Mario Soldati quando la neonata Rai produsse il primo reportage enogastronomico. S'intitolava Viaggio nella valle del Po e restava rigorosamente entro i confini nazionali. Ad oltre sessant'anni di distanza si può anche dire che mangiare è il modo più semplice per viaggiare a ritroso e sentirsi a casa pur essendo all'estero. È un po' quello che succede in Little big Italy, ennesimo programma mangereccio, giunto al traguardo delle quattro stagioni, in onda attualmente in replica il lunedì alle 21,25 su Nove e disponibile on line su Discovery+. Ogni puntata si svolge in una città straniera dove vivono tre nostri connazionali che frequentano abitualmente un ristorante italiano di riferimento. Sotto la guida di Francesco Panella, noto ristoratore romano dedito alla conduzione televisiva, ognuno dei tre porta a pranzo gli altri commensali nel proprio locale di fiducia. Un piatto dal menù viene scelto dal cliente abituale, uno viene proposto dal ristoratore e l'ultimo, a sorpresa e fuori menù, viene richiesto da Panella. A fine pranzo si passa alla votazione per stabilire il miglior ristorante italiano della città estera in questione. Di fatto funziona come nei 4 Ristoranti di Alessandro Borghese su Sky, con la differenza che qui i giudici, ad eccezione di Panella, non sono degli esperti, ma dei semplici avventori, che comunque, come sempre succede in questi casi, sanno stare davanti alle telecamere. Il programma, in fin dei conti, è piacevole, anche per i flash sulla città ospitante, e rappresenta una delle varianti a un format sempre più diffuso. Del resto di ristoranti, così come di ospedali, è ormai piena la tv.