«Siamo uteri con due gambe»: è una delle affermazioni che forse meglio di altre può dare il senso di cosa sia The handmaid's tale (in italiano Il racconto dell'ancella), la serie che in America si è aggiudicata otto Emmy Awards, gli Oscar statunitensi della televisione. Le donne, in un immaginario futuro prossimo dominato da una setta misogina e maschilista, vengono considerate degli oggetti di proprietà dello Stato e divise in quattro categorie: le mogli, le figlie, le non donne e le ancelle. Il destino di quest'ultime è il più umiliante, ridotte a meri strumenti per la riproduzione. Le ancelle vivono nella residenza del cosiddetto comandante, costrette a una schiavitù sessuale giustificata dalla volontà di ripopolare un mondo ormai distrutto da guerre e catastrofi naturali, dove solo un neonato su cinque nasce sano. La ancelle vestono tutte allo stesso modo come una sorta di suore: cappotto rosso e copricapo che limita lo sguardo non permettendo di vedere di lato. La serie è incentrata sulla figura dell'ancella Difred (proprietà di Fred, il suo comandante). La narrazione è intervallata da flash-back in cui la protagonista ricorda com'era la vita prima del regime dittatoriale e soprattutto di come le sia stata strappata la figlia. La chiave di lettura femminista è evidente. Non fosse altro per il romanzo omonimo di Margaret Atwood da cui è tratta la serie e che da oltre trent'anni è simbolo e baluardo del femminismo, ma anche dei diritti degli omosessuali (qui considerati «traditori di genere»). In ogni caso, anche al di là della durezza con cui vengono trattate anche linguisticamente le tematiche, siamo di fronte a un prodotto di rilievo ed è interessante che a proporlo sia Timvision (ovvero una piattaforma digitale on demand che già si era aggiudicata i diritti) e non una tv normale, sia pure di quelle a pagamento. Interessante perché conferma come sia cambiato e stia ancora cambiando il modo di fruire la tv mediata dal web. In qualche modo una nuova tv con regole diverse. Basta dire che tutti gli episodi sono subito a disposizione. E proprio da oggi è disponibile, questa volta su Netflix, un'altra serie di forte richiamo, anche se discussa e discutibile, Suburra, il cui inizio, nella Roma del potere, dei vizi capitali e dei criminali, è un durissimo atto d'accusa contro il Vaticano.