Ci sono voluti 47 anni prima che una televisione lo mandasse in onda. Il tabù sul film Berlinguer ti voglio bene, opera prima come attore, soggettista e sceneggiatore di Roberto Benigni con il regista Giuseppe Bertolucci, è stato rotto lunedì in tarda serata da La7 che lo ha trasmesso in coda al programma La Torre di Babele, condotto da Corrado Augias e dedicato a cosa resta oggi di Enrico Berlinguer a quarant’anni dalla morte avvenuta a Padova l’11 giugno 1984. La messa in onda del film è stata preceduta da una conversazione con Walter Veltroni e da un monologo o giù di lì di Benigni. Augias ha provato a fare almeno un paio di domande, ma l’attore e regista toscano, da buon giullare, si è preso come al solito la scena, dicendo anche cose serie in mezzo a tanta ilarità, ad esempio definendo Berlinguer ti voglio bene «eccessivo, aspro, ma romantico». In effetti, il film, che uscì nelle sale il 6 ottobre 1977 con il divieto ai minori di 18 anni e scarso successo (Pupi Avati che era tra i finanziatori dice di essere l’unico produttore di Benigni che ci ha rimesso), fa un uso esasperato del turpiloquio, ricorrendo a un linguaggio sboccato, irriverente, cinico e dissacrante. Alcuni monologhi di Benigni/Cioni Mario fanno impressione per la quantità di parolacce pronunciate senza quasi riprendere fiato. Eppure, sul senso di volgarità prevale un senso di disperazione e persino, sembra incredibile, un senso di innocenza, di fatalità, di rassegnazione di fronte alla vita grama di sottoproletari della campagna alle porte di Firenze e di Prato che vorrebbero fare la rivoluzione se Berlinguer gli desse il via. Il film ha dunque motivi di interesse, anche se si può discutere sull’opportunità di proporlo in tv. Di certo andava introdotto meglio, proprio per aiutare il telespettatore a capire il realismo che sta dietro gli improperi del Cioni e compagni.
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