Sono di parti-colare interesse gli “scritti spirituali inediti” di Gogol’, offerti dal volumetto Non siate anime morte, con testo russo a fronte, a cura e con introduzione di Lucio Coco (Aragno, pagine 180, euro 15,00). «Dopo la pubblicazione di Le anime morte nel giugno 1842 Gogol’ intraprende un percorso di fede e di approfondimento spirituale che non cessò di meravigliare i suoi contemporanei. Si trattò - spiega Coco - di una vera e propria svolta nella sua esistenza». Direi comunque che il geniale narratore che Gogol’ era stato lo aiuta anche a capire di che cosa l’animo umano ha bisogno, giorno dopo giorno, soprattutto per intraprendere il cammino di una vita di fede. Si tratta di precetti e di misure pratiche e psicologiche senza cui si continuerà a restare vittime di impulsi offuscanti o paralizzanti. Gogol’ scrive infatti vari testi intitolati: Sull’ira e la calma, Regola di vita nel mondo, Su quelle disposizioni spirituali e sui nostri difetti che creano turbamento in noi e ci impediscono di giungere a una condizione di calma, Sull’essere timorosi, apprensivi e insicuri, Sull’abbattimento. Il suo intuito di scrittore realista rende più efficaci e vive le sue osservazioni e le sue raccomandazioni. Ma va anche considerato che Gogol’ attinge direttamente dalla sapienza accumulata nella tradizione patristica, come dimostra il suo quaderno di Brani scelti dalle opere dei Santi Padri e Dottori della Chiesa. Naturalmente la conversione di Gogol’ scandalizzò i suoi estimatori e amici radical-rivoluzionari, in particolare il critico letterario allora più influente, Belinskij, che lo aveva in precedenza esaltato come narratore. Belinskij rimproverò Gogol’ di aver parlato presuntuosamente di Dio e di non vedere che la Russia aveva bisogno di altro: «della civilizzazione, dell’educazione, dell’umanitarismo». La risposta di Gogol’ fu che, se a lui era mancato qualcosa, mancava qualcosa anche ai suoi accusatori, che non vedevano la dimensione spirituale nel suo rapporto con la realtà sociale: «La società migliora solo quando ogni singola persona si impegnerà e vivrà da cristiano [...]. Tutto allora andrà a posto, da sole si stabiliranno corrette relazioni fra le persone e l’umanità andrà avanti». Una generazione dopo, non penseranno più o meno la stessa cosa anche Dostoevskij e Tolstoj?
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