È arrivata su Netflix con le prime due stagioni, ma con un certo ritardo rispetto agli Stati Uniti dove ha debuttato nel 2021, una serie molto osannata: Hacks, ideata, scritta e diretta tra gli altri da Lucia Aniello, regista italiana cresciuta Oltreoceano, che racconta la storia di un tragicomico rapporto di lavoro tra una bizzarra, eccentrica e matura attrice comica, Deborah Vance, a cui viene ridotto il numero di serate nel locale dove si esibisce da anni, e una giovane autrice di testi comici, Ava Daniels, caduta in disgrazia per una battuta omofoba. Il primo incontro, combinato dall’agente che le due donne hanno in comune, si rivela decisamente burrascoso fino a che, in modo inaspettato, Deborah decide di assumere Ava come sua autrice. Ciò non significa che le due inizino ad andare d’amore e d’accordo, tutt’altro, anche perché non potrebbero essere tra loro più diverse. E poi, quando Deborah sembra addolcirsi è proprio allora che sferra il colpo che mette al tappeto la giovane collaboratrice. Hacks, tra commedia e dramma, comicità, solitudine e malinconia, satira pungente sugli impietosi meccanismi del mondo dello spettacolo, ruota attorno alle due donne, ai loro continui scontri, anche se poi, forse, potrebbero scoprire di essere più simili di quanto non pensino. Tra le due, a livello di recitazione e di caratterizzazione del personaggio, emerge senza dubbio la Deborah interpretata dalla brava Jean Smart. Se la cava comunque bene anche Hannah Einbinder nel ruolo di Ava. Indubbiamente, nell’ennesimo gioco finzione-realtà, siamo di fronte a una serie scritta bene, che prende per l’appunto a pretesto la scrittura televisiva e teatrale. L’unico neo sono alcune situazioni e un linguaggio a tratti eccessivamente volgare, che gli autori si potevano risparmiare, anche perché non aggiunge niente nel delineare personaggi già sufficientemente caratterizzati.
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