La giostra degli scambi, il primo dei due episodi inediti del Commissario Montalbano, trasmesso il 12 febbraio, è stato il più visto di sempre con 11 milioni e 386.000 mila telespettatori. Amore, il secondo inedito, ha realizzato, lunedì 19, ancora una cifra record: 10 milioni e 816 mila telespettatori. A partire da Sanremo, Rai 1 ha insomma infilato una serie di serate di successo tra le quali si inseriscono le due dedicate a Fabrizio De André. Principe Libero e quella di lunedì scorso con La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata, tratto dall'omonimo romanzo storico di Andrea Camilleri, che com'era prevedibile ha messo insieme un bel numero di telespettatori (8 milioni) in attesa, da martedì 6 marzo, delle repliche di Montalbano che allungheranno (con la garanzia Don Matteo) la scia vincente della rete ammiraglia Rai sulla quale si concentrano ormai i principali sforzi produttivi dell'azienda dopo il trasloco di Che tempo che fa da Rai 3. In questo contesto si inserisce, come detto, la prima fiction su uno dei romanzi storici che rappresentano l'altro aspetto della narrativa di Camilleri. Testi ambientati in Sicilia nella seconda metà dell'Ottocento e ispirati a fatti realmente accaduti. Nello specifico, La mossa del cavallo racconta la storia di Giovanni Bovara (Michele Riondino, già interprete del Giovane Montalbano), intransigente ispettore inviato nel territorio di Montelusa per investigare sull'applicazione dell'imposta sul macinato. Ed è proprio mentre indaga sui loschi traffici dei boss locali che assiste all'omicidio di un prete donnaiolo, avido e colluso con la mafia. Ma Bovara da testimone diventerà il principale indiziato cadendo nella trappola ordita ai suoi danni. La mossa del cavallo è un romanzo duro, estremo, che il regista Gianluca Maria Tavarelli ha concepito come una sorta di western a metà tra Leone e Tarantino in una Sicilia che nel secolo scorso era una terra di nessuno, costellata di banditi, malfattori e gente abituata a farsi giustizia da sé. Una storia comunque coinvolgente, con belle ambientazioni, ma con il grosso limite delle scene iniziali, decisamente esplicite o volgarmente ammiccanti, del prete libertino e sacrilego con la prostituta del paese. Un'autentica caduta di stile per un'idea che poteva essere comunicata in ben altro modo. Ferma restando la squallida figura del prete.