Esiste un luogo comune secondo cui spirito comunitario e autonomia individuale si oppongono. L’individualismo viene considerato sinonimo di egoismo. In questo caso però si trascura qualcosa di essenziale e ovvio: il fatto che lo spirito comunitario non può che nascere, vivere e svilupparsi nella coscienza e nel modo di vivere (“stile di vita”, si dice oggi) dei singoli individui. Una comunità, del resto, che minacci la libertà individuale, è oppressiva, genera e incoraggia un conformismo che impoverisce e inaridisce la stessa vita sociale. Dove dovrebbe manifestarsi l’altruismo se non nell’io di ognuno? L’io sociale va formato, educato con la persuasione che libertà, verità e socialità non devono dissociarsi. L’insensibilità nei confronti degli altri, l’incapacità di vederli, sta diventando sempre più un contagio dannoso: trasforma l’io in una prigione e la società in un inferno di diffidenza, indifferenza e paura reciproca. Una passiva conformità a quello che “tutti fanno” tende a rendere automatica l’adesione ai comportamenti di massa, di qualunque tipo. Abbiamo appena finito di parlare di etica pubblica e di legalità necessaria, che emergono nuovi fatti scandalosi: corruzione, evasione fiscale, truffe, prepotenze, bullismi, omicidi, crimine organizzato, incuria incorreggibile per l’ambiente. L’aggressività si scatena nei cosiddetti “social”, usati per coltivare e diffondere sentimenti antisociali, cieca maldicenza, odio, minacce di morte in cui si esprimono menti deliranti che sognano crimini, li pubblicizzano, li fingono appagando un velenoso bisogno di distruttività Diciamo che il problema non sono le leggi, che ci sono già, ma il problema è la cultura, la sensibilità morale che deve ispirare e creare le leggi. Ma che cos’è la cultura? Che cosa è diventata? Prima dello sport, della musica in concerto o negli auricolari, dell’informazione in pillole, devono esserci il vedere, il parlare e riflettere insieme, la civiltà del dialogo, cioè della conversazione riflessiva, il voler capire prima di agire. La cultura artistica e filosofica delle avanguardie del Novecento idoleggia ancora la libertà come “trasgressione” distruttiva, che circola nelle università di mezzo mondo. È una retorica di intellettuali dall’io ipertrofico che non hanno mai capito né Dante né Dostoevskij, né Freud né Kafka, perfino se li studiano e li insegnano...
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