L
ourdes, anni 90 - È appena giorno. Non c'è ancora nessuno. Davanti alla Grotta pochi pellegrini, mentre finiscono di consumarsi i ceri accesi la sera prima. Ma se vai oltre e arrivi alle piscine, già c'è una folla: silenziosa, ordinata, in attesa. Nella fila una donna anziana, le gonne nere e lunghe, parla a bassa voce con una vicina in una lingua slava. Un'ucraina delle campagne, forse? Una di quelle in cui una vita intera nel socialismo reale non ha scalfito la memoria cristiana.La donna ha la faccia marchiata da rughe dure, da contadina. È strano vederla accanto a una signora elegante, che potresti incontrare in Faubourg Saint Honorè a Parigi, con la sua borsa di Chanel e i capelli platinati. E quest'altra, con due bambini? Uno, più piccolo, mai fermo, un terremoto; l'altra, molto pallida, impensierisce a guardarla, con quel viso affilato. Io, sono qui come giornalista; ma nella lunga attesa me ne dimentico quasi.C'è una tale domanda in queste donne, in fila all'alba per domandare una grazia. Fuori, nel mondo, la gente grida, protesta, rivendica. Queste aspettano zitte, come affamati a una mensa per poveri. Le mani vuote, chiedono una grazia. Eppure è così grande e umano il loro domandare; come fosse questa, la cosa più vera che possiamo fare.