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La bella sorpresa è "Made in Italy"

Andrea Fagioli venerdì 15 gennaio 2021
Ogni tanto una sorpresa positiva da Canale 5 non dispiace, soprattutto se arriva attraverso una fiction, genere con il quale le reti Mediaset non vanno molto d'accordo lasciandolo come prerogativa della Rai e di Rai 1 in particolare. La sorpresa arriva da Made in Italy (il mercoledì alle 21.20), che sulla carta, a chi non ha visto la serie sulla piattaforma di Prime Video, può far pensare a una sorta di Paradiso delle signore vista l'ambientazione vintage nel mondo della moda milanese. In realtà, stando almeno ai primi episodi, siamo ben lontani dalla soap opera. In Made in Italy, infatti, c'è la storia di emancipazione di una ragazza cresciuta in una patriarcale famiglia del Sud, Irene Mastrangelo (Greta Ferro), che all'inizio degli anni Settanta del secolo scorso, a Milano, cerca lavoro per mantenersi gli studi universitari e si ritrova assunta come pubblicista in una famosa rivista di moda, finendo sotto le grinfie di una giornalista affermata, scontrosa, anticonformista e severa: la redattrice senior Rita Pasini (Margherita Buy). Il tutto avviene in modo piuttosto casuale, ma ciò non toglie che Irene, oltre l'ingenuità, abbia intuito e qualità e soprattutto sia determinata a ottenere ciò che vuole, in famiglia, all'università e nel lavoro. Intorno a lei le contraddizioni di una Milano nel pieno del fervore e della creatività, del made in Italy che sfida il predominio francese, ma anche del terrorismo e degli scontri di piazza, del dibattito sul divorzio e delle battaglie per i diritti delle donne. Temi dunque molto complessi, riferiti a un periodo cruciale della nostra storia recente, che la serie affronta con leggerezza, alcuni li sfiora appena, ma mai in modo banale. A differenza di altre serie, in Made in Italy (nata da un'idea di Camilla Nesbitt, scritta da Laura e Luisa Cotta Ramosino e Paolo Marchesini, diretta da Luca Lucini e Ago Panini) tutto è abbastanza credibile: dalla ricostruzione degli ambienti alla recitazione. Persino la colonna sonora, con le canzoni dell'epoca, al di là di uno scontato effetto nostalgia, diventa cronaca ulteriore delle contraddizioni e dei cambiamenti sociali di un decennio che ha influito e non poco sulla nostra storia attuale.