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Il prigioniero

Marina Corradi giovedì 18 gennaio 2024
Molti anni fa a Milano girava per le strade, su una bici con un carrettino, un uomo. Malconcio come un clochard, la barba lunga su una faccia da vecchio. Sul carretto, carico di tutto ciò che possedeva, un cartello gridava a grandi lettere, in rosso: «Vi uccidono con l’onda!» E questa frase era il mantra che lo sconosciuto ripeteva all’infinito per Milano, sotto la pioggia o con il sole d’agosto. Indifferente a ogni cosa, per tutto il giorno ci avvisava dell’oscura minaccia di cui lui sapeva. «Un pazzo», diceva la gente, e non ci faceva più caso. Io, sui dodici anni, lo inseguivo con lo sguardo. Cosa voleva dirci lo sconosciuto? Che sapesse davvero qualcosa che noi ignoravamo? Avrei voluto chiederglielo, ma non ne avevo il coraggio. Finché un giorno in via Turati lo vidi fermo con la sua bicicletta a un semaforo, e osai. «Mi scusi signore – domandai, arrossendo - che vuole dire, che ci uccidono con l’onda?» L’uomo nemmeno girò la testa. Lo sguardo fisso nel vuoto, al verde ripartì, gli occhi assenti nell’orizzonte del suo delirio. «Vi uccidono con l’onda…», riprese a gridare. Nessuno che lo ascoltasse. Più solo che fosse stato su Marte. I folli sono gli uomini più soli del mondo, pensai. Ma cosa avrei dato per conoscere quel vecchio, per vederlo bambino e capire quale demone lo aveva catturato: e occupava, padrone, la sua faccia di prigioniero. © riproduzione riservata