Il debito, se è europeo, può fare bene a tutti
Quello del debito comune è un tema politicamente delicato, perché nei Paesi strutturalmente meno indebitati l’opinione pubblica non ama vedersi legata a filo doppio ai Paesi-cicala, di cui l’Italia è l’emblema.
Ma intanto la macchina si è messa in moto, e non accenna a fermarsi: il 12 dicembre la Commissione ha reso noto che nel primo semestre 2024 sono attese nuove emissioni per altri 75 miliardi, dopo un 2023 chiuso a quota 115,9 miliardi (https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_23_6528). E il mercato? L’ultima asta di titoli europei a medio-lungo termine, avvenuta l’8 gennaio scorso, ha visto una domanda leggermente superiore all’offerta, con 5 miliardi di richieste per i 4,5 miliardi messi sul mercato (Results of 08-01-2024 auction (EU/-Bonds) - European Commission (europa.eu). Dunque, il mercato compra e apprezza. Certo un po’ meno di un paio d’anni fa. Tanto è vero che i rendimenti offerti dagli Eu-bond dal 2022 a oggi sono cresciuti in proporzione più dei titoli nazionali. Le ragioni sono tante, e in buona parte tecniche: semplificando, il mercato dei titoli europei è ancora troppo “giovane” per risultare pienamente efficiente come altri ben più rodati (tipo i BTp). Ciononostante, si procede. Perché di fronte al fabbisogno di risorse e a banche centrali che non comprano più come prima, non ci sono euroscetticismi che tengano. Secondo le stime di Ubs riportate dal Sole 24 Ore il 10 gennaio scorso, nel 2024 i governi dell’area euro dovranno raccogliere qualcosa come 1.245 miliardi sul mercato per rifinanziare i debiti vecchi e coprire quelli nuovi; l’Italia guida la sgradevole classifica con 346 miliardi, seguita dalla Francia (295) e dalla Germania (275),
che si è ritrovata con l’economia in panne e pertanto ha dovuto di nuovo “sterilizzare” i limiti all’indebitamento fissati dalla Costituzione. Con queste montagne da scalare, un po’ di debito europeo non può che allentare la pressione per tutti. E se a farsi portavoce è la Francia, meglio ancora. © riproduzione riservata