Il Battista, la nostra coscienza e la verità
Èricordato come il Precursore, come il più grande tra i nati di Donna, come il patrono di molte chiese e città, ma nessuno lo ha mai definito martire e difensore della famiglia. Si tratta di Giovanni il Battista che, nella prima settimana del tempo ordinario, domina la scena liturgica con la festa del Battesimo di Gesù.
Nella sua vita da esseno solitario, ha gridato la verità a un popolo distratto. Anche oggi la sua voce grida, inascoltata, nel deserto del mondo attuale. Allora attraeva e infastidiva quell'Erode Antipa che fu all'origine del suo martirio, oggi a mala pena lo si conosce e persino le catechiste faticano a farlo ricordare ai bambini che iniziano il percorso cristiano.
Gustave Moreau rimase così affascinato (come del resto, nei secoli, molti artisti pittori, scultori e letterati) dalla figura del Battista e dalla vicenda della sua morte che realizzò diverse opere sul tema. Una di queste, un acquerello, s'intitola L'apparizione. La scena è inquietante. Erode Antipa siede tristemente sul suo trono. In fondo era attratto da quel profeta e, pur vivendo una situazione irregolare (stava con la moglie di suo fratello), riconosceva nelle parole del Battista la voce della verità. Era incapace di vera conversione ma, almeno, amava quella verità dalla quale viveva lontano. Diverso è l'atteggiamento di Erodiade, seduta un poco più sotto, si trova, di fatto, più in basso anche sul piano morale. Lo sguardo si perde lontano, ha ottenuto quel che voleva e rimane totalmente distaccata dall'evento che si sta consumando in primo piano. Qui avviene qualcosa di inusitato: la bellissima Salomè, che nella danza ha perso i suoi veli rivelando la giovanile bellezza, rimane pietrificata. La testa del Battista che ha appena conquistato si libra nel cielo della stanza e la fissa in volto: il condannato diventa giudice, il prigioniero vittorioso. Chissà! Quello sguardo ammonitore è forse l'ultimo atto di misericordia del grande Precursore che ha voluto così avvertire, fino alla fine, la giovane Salomè del pericolo cui l'aveva confinata il comportamento sregolato della madre e dello zio. Con la gola recisa, san Giovanni, continua ad additare le vie di Dio!
Così, in tempi insospettabili, il Battista è morto non per testimoniare Gesù Cristo (per quanto abbia fatto anche questo), non per ragioni di Stato o dispute teologiche (per quanto nel suo martirio si tirino in ballo entrambe), ma a difesa della famiglia. Lui che aveva scelto la verginità in controtendenza col mondo ebraico, lui che aveva annunciato il vergine tra i vergini, Cristo, è morto per difendere la bellezza del matrimonio. Qui direbbe Paolo c'è un mistero grande, in riferimento a Cristo e alla sua Chiesa.
Tuttavia oggi il Battista avrebbe un gran da fare nel richiamare la bellezza della fedeltà coniugale e della fedeltà della Chiesa al suo Signore. Eppure questa tela di Moreau fa pensare. Il pittore stesso lo dice (cfr Controcorrente, 1884): quella testa è anzitutto la voce della coscienza che si erge, alla fine, rendendo evidente la verità. Possiamo inventarci nuovi cammini, nuove strategie di modernità, nuove forme di evangelizzazione, ma alla fine, sorgerà la nostra coscienza come la testa del Battista a proclamare la vittoria della verità.