Dio si può e si deve amare anche per interposta persona: Gesù ci ha detto che qualsiasi attenzione rivolta (o tolta) «ai piccoli» è rivolta (o tolta) a Lui. Ma chi sono i piccoli? Sono, credo, innanzi tutto gli indifesi, quelli che non contano e quelli che non valgono, secondo l'opinione comune o magari secondo noi: perché non sono intelligenti, né si adoperano per esserlo, perché hanno pochi talenti o ne hanno e li sprecano, li gettano via. I piccoli sono i poveri dei beni più importanti; gli afflitti da malattie e da altri handicap, e anche coloro la cui vita cede sotto il peso dei peccati… Insomma, un elenco infinito di tipi umani. Tanto che viene da domandarsi: chi non è piccolo? Amiamoli, dunque. Ma attenzione: non sono facili da trattare. Non è detto che chi è debole è più buono; può succedere anzi il contrario: le angustie della vita, le condizioni disperanti tolgono il fiato e spingono verso l'impazienza. La mancanza di serenità non aiuta – non sempre, almeno – a essere caritatevoli. Chi ne soffre spesso è portato a chiudersi nella gabbia dei fatti suoi, a cuocere nel suo brodo: a badare soltanto a sé, ai propri mali, e non al prossimo. I piccoli quindi possono essere antipatici. E talvolta sporchi, ripugnanti, anche fisicamente. Prendiamone atto, per amarli davvero e di più.