Della serie non si butta via nulla, alla fine degli episodi de La regina di Palermo (il mercoledì in prima serata su Canale 5) si legge che si tratta «della rielaborazione di montaggio delle puntate di Squadra antimafia eseguita da Michele Soffientini». In poche parole un collage, una sorta di “il meglio di” del poliziesco ideato da Pietro Valsecchi, prodotto da Taodue e trasmesso dall'ammiraglia Mediaset dal 2009 al 2016. Ma l'operazione è forse più curiosa e originale di quanto possa apparire. Del resto ci sono studiosi convinti che la parola chiave della tv sia “ricombinare”, nel senso che la creatività televisiva passerebbe, più che per l'invenzione, per processi di imitazione, riutilizzo e riciclo dell'esistente. Quello de La regina di Palermo potrebbe essere un esempio in questa direzione. Anche se l'idea nasce per motivi più prosaici: lanciare la fiction Rosy Abate, prevista in autunno sempre su Canale 5, e al tempo stesso proporre in piena estate un prodotto di successo rielaborato quanto basta per non farlo sembrare una replica. La miniserie ripercorre comunque le tappe della vita della protagonista, Rosy Abate appunto, a partire dal 1992, quando ancora bambina sopravvive, grazie all'aiuto della poliziotta Claudia Mares, a un attentato in cui muoiono i genitori, membri di un clan mafioso sconfitto dai corleonesi. Dopo essere cresciuta a New York, Rosy (interpretata da Giulia Michelini) torna a Palermo per sposarsi con Salvo, un italoamericano fuori dai giri mafiosi, ignara che i suoi fratelli hanno ripreso le attività criminali di famiglia. Poco dopo le nozze, però, mentre i novelli sposi stanno andando all'aeroporto per tornare a New York, un killer uccide Salvo gettando la donna nella disperazione. La successiva uccisione dei fratelli scatenerà in Rosy la voglia di vendetta trasformandola in spietato boss mafioso. In questo modo, La regina di Palermo ricostruisce quanto accaduto alla Abate, raccontandone (con toni forzati e linguaggio decisamente duro) l'ascesa al potere criminale, ma anche le vicende sentimentali (compresa la nascita di un figlio) e il contrastato rapporto con l'amica-nemica Claudia. Per assurdo uno degli elementi centrali della fiction è proprio il riscatto del ruolo della donna nella malavita e nelle forze dell'ordine, ambienti contrapposti, ma entrambi maschilisti.