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errasanta, primi anni 80. Due amiche ventenni vanno alla scoperta di Israele. On the road
: auto a nolo, mappe, nei kibbutz a dormire. Nessuna delle due è credente. Una però si è portata una Bibbia. «Per documentazione», ha precisato. Girano Israele da Gerusalemme fino a Nazareth, giù nel Negev e oltre il confine egizio. Tacciono entrambe, una notte, attonite sotto la vertiginosa stellata del Monte Sinai. Quella che s'è portata la Bibbia continua a sfogliarla. Sul lago di Tiberiade contempla l'acqua calma e dice all'altra: pensa, quel tale è passato di qui. Nell'Orto degli Ulivi rilegge di Cristo solo, i suoi caduti nel sonno, e ripete: pensa, è successo qui. «Non capisco» replica l'amica continuando a scattare foto «perché ti interessi tanto». In effetti, nemmeno l'altra lo capisce.Le sembra quasi di stare camminando sulle tracce di quell'uomo, di cui peraltro ha solo un vago ricordo di catechismo, una memoria sbiadita e irrilevante. Eppure, come la seduce la stanza dell'Ultima Cena, in un silenzio tanto denso e forte che le pare assordante.Così, senza accorgersene, una di quelle due si mette in viaggio, cercando qualcosa che non saprebbe chiamare per nome. Ignara di quel frammento dei Pensieri
di Pascal che dice: «Tu non mi cercheresti, se non mi avessi già trovato».