Come si fa un video vocazionale? Funziona bene se «è tutto vero»
Credo che la chiave di questo interesse stia nel fatto che è stata raccontata una storia antica e tuttora ben presente (con tanto di pregiudizi) nell'immaginario popolare con un linguaggio adeguato a farne percepire la novità e la bellezza. Il fatto che la futura suor Maria Vittoria della Croce abbia rappresentato il suo cammino verso lo sposalizio con Cristo evocando, con misura ma senza equivoci, il rito del matrimonio tra una donna e un uomo non è una novità. Ma, offerto alla Rete, ha certo funzionato come involontaria "esca da click". Se poi, contrariamente a quanto accade quando tali esche sono gettate con malizia, il resto delle immagini ha continuato ad attrarre, credo che sia perché in esse "è tutto vero", a cominciare dal clima di festa e di gioia (volti sorridenti, applausi) che, coerentemente alla premessa, restituiscono anche quando la protagonista, tagliati i capelli, sveste l'abito bianco e indossa quello nero "da suora". Se ci fossimo messi a tavolino a pensare come realizzare un video che catturasse l'attenzione del "popolo della Rete" sulla vocazione alla vita consacrata, probabilmente non saremmo stati altrettanto efficaci.