Bosch e quella visione di aldilà che sorprende e fa amare la vita
La luna risplende come una luce bianchissima nel buio del cielo, mi attardo a guardarla, gustando quella pace che solo una notte così può trasmettere. Una pace che ha il sapore dell'eternità. Ed è il pensiero dell'eternità che mi sorprende e fa rimbalzare nel cuore le notizie di questi giorni: i selfie dei ragazzi davanti a un treno in corsa o la morte volontaria di dj Fabo, il quale, forse, non ha mai accettato di essere semplicemente Fabiano, chiamato così in vista dell'eternità. Quel "dj" gli si era appiccicato addosso diventando la sua stessa consistenza. Senza quell'appellativo nulla è rimasto per cui è valsa la pena di vivere.
Un dipinto di Bosh mi commosse all'indomani di un incidente stradale gravissimo che ebbi a 21 anni. Nel pieno della vita un'auto in corsa ha travolto la mia vettura consegnandomi a un buio infinito, profondo come questa notte senza stelle. Avevo 21 anni e stavo morendo. E dissi di sì, accettai questa sorte e fu la pace. In fondo al buio una luce come piccola stella avanzava verso di me, come un richiamo, una prepotente nostalgia. Dio era là ad attendermi con le sue braccia spalancate, con la sua bellezza, la sua bontà, la sua grazia.
Volli raggiungere quella luce ma non potei perché vidi tutti i fotogrammi della mia vita in un secondo, scoprendo che in me quella luce non c'era, né c'erano quell'amore e quella bellezza. Il dolore mi invase, ma insieme, inspiegabilmente anche la gioia mi invase: là, in fondo al buio, c'era il mio destino, la mia vita vera, la mia eternità. Scoprii che l'anima è immortale.
Bosch nel 1490 dipinge uno scenario così. Senza accanimento terapeutico o stati vegetativi permanenti già nel XV secolo qualcuno aveva fatto la mia stessa esperienza. Quello che i critici d'arte chiamano l'empireo, una delle quattro "Visioni dell'aldilà", è piuttosto l'ascesa delle anime verso il tunnel misterioso che precede la visione beatifica di Dio. Bosch dipinge anche la lotta, la purificazione, che accompagna tale ascesa. Anime con le mani aperte in croce, sono trattenute da angeli con le ali nere, cioè dalla loro oscurità. Desiderano la luce ma non la possono raggiungere.
Tuttavia il desiderio purifica e, più sopra, un'anima con le mani giunte in preghiera sale verso la luce accompagnata da angeli con le ali rosse, segno, appunto, della purificazione che il desiderio di Dio e la preghiera operano in noi. Ma lassù, nello straordinario cono di luce che realizza la danza dell'amore di Dio, le anime tendono le braccia come nell'attesa di un incontro e sono scortate da angeli con ali luminose. Sì, questo cielo senza stelle che sta davanti a me è pieno di angeli e nessuno li vede. Essi gemono per la nostra miopia. Consegnarci alla morte prima del tempo è una tragedia, sigilla l'anima immortale in un gesto che nega Dio stesso e la sua provvidenza d'amore.
Mi sorprendo a piangere. Quando si fa un'esperienza così non si può più vivere come prima, paradossalmente morire insegna a vivere e si desidera che tutti lo possano comprendere. Scrivere mi consente di gridare dai tetti questa Bellezza che ci attende. Con gli occhi affondati nella luce della luna sale dal cuore la preghiera: che i tanti Fabio o Welby della storia possano, vedendo quella luce e quell'amore, ardere di desiderio, rinnegare la loro scelta e raggiungere l'eternità a cui siamo destinati.