Nel giorno dell'Epifania riporto una delle riflessioni più provocatorie di don Lorenzo Milani, tante volte citata e spesso strumentalizzata. La troviamo in Lettera a una professoressa, frutto, come sappiamo, della scrittura collettiva, cioè un testo composto insieme agli scolari di Barbiana. C'era una compagna che «studiava per amore allo studio. Leggeva dei bei libri. Si chiudeva in camera a ascoltare Bach». Voi direte: che brava ragazza! E invece la sua era, secondo il priore, «la più brutta tentazione». E perché mai, d'istinto commenteremmo noi? Così prosegue l'antico signorino cresciuto negli agi e morto a fianco dei più poveri: «Il sapere serve solo per darlo». Come dire: se le tue conoscenze, le tue lungimiranze, le tue erudizioni, le tue scienze, restano dentro di te, non serviranno a niente. Tuttavia è la battuta finale quella che davvero lascia il segno: «Dicesi maestro chi non ha nessun interesse culturale quando è solo». Sembra un estremismo concettuale, ma in fondo cosa fanno i Re Magi nel racconto di Matteo seguendo la stella? Mettono in relazione pensiero e azione. Non si accontentano delle carte. Vanno sul posto. Rinnovano l'esperienza. Regalano i tesori. Escono dallo studiolo. Promulgano la loro straordinaria scoperta all'umanità. Per questo vengono premiati.