L'appello. Il Papa: si ascolti il grido di pace che viene dalla gente
Il Papa con accanto due ragazzi di Azione cattolica
Con il filo rosso del rispetto delle popolazioni civili, il Papa ha lanciato all’Angelus un nuovo vibrante appello alla pace nei diversi scenari mondiali. In particolare, parlando della crisi del Myanmar, Francesco ha fatto sua la richiesta dei vescovi locali «affinché le armi della distruzione si trasformino in strumenti per crescere in umanità e giustizia». Che significa «muovere passi di dialogo e a rivestirsi di comprensione, perché quella terra raggiunga la meta della riconciliazione fraterna», a partire dal transito di aiuti umanitari. Con uno sguardo speciale alle vittime tra le popolazioni civili anche l’invito ad ascoltare il grido di pace che arriva dal Medio Oriente, dall’Ucraina e da ogni realtà del pianeta in cui si combatte. «Si ascolti la gente – ha chiesto il Papa - che è stanca della violenza e vuole che si fermi la guerra, che è un disastro per i popoli e disfatta per l’umanità!»., Nelle parole del Pontefice anche il sollievo per la liberazione delle religiose rapite la scorsa settimana ad Haiti e la vicinanza dolente «alla comunità della chiesa di Santa Maria a Istanbul, che durante la Messa ha subito un attacco armato che ha provocato un morto e diversi feriti».
Fedeli in Piazza San Pietro per l'Angelus - Vatican media
In precedenza, commentando il Vangelo di Marco in cui Gesù libera una donna da uno spirito maligno, il Papa aveva sottolineato come non si debba mai “negoziare” con il diavolo. Bisogna invece invocare Gesù lì dove sentiamo che «le catene del male e della paura stringono più fortemente». E a questo proposito il Pontefice ha parlato delle “dipendenze” «che rendono schiavi, sempre insoddisfatti, e divorano energie, beni e affetti. Come le mode dominanti, che spingono a perfezionismi impossibili, al consumismo e all’edonismo, che mercificano le persone e ne guastano le relazioni» E poi, «le tentazioni e i condizionamenti che minano l’autostima, la serenità e la capacità di scegliere e di amare la vita; la paura, che fa guardare al futuro con pessimismo, e l’insofferenza, che getta la colpa sempre sugli altri». Molto, brutta, infine la catena dell’idolatria del potere, «che genera conflitti e ricorre ad armi che uccidono o si serve dell’ingiustizia economica e della manipolazione del pensiero».
La pianta della pace, scrive l'Acr, è rigogliosa - Vatican media
Dalla finestra del Palazzo apostolico, il Papa si è affacciato insieme a un ragazzo e una ragazza. Portavoci, se così si può dire, della Carovana della pace promossa dall’Azione cattolica di Roma e che per questa sua 45esime edizione ha attraversato il centro della capitale lanciando lo slogan: “La pace in testa”. In piazza San Pietro i ragazzi hanno presentato una lettera a papa Francesco in cui tra l’altro si esprime la volontà di «provare a spegnere, nel nostro piccolo, il fuoco dell’odio e della violenza». E proprio riflettendo sulla pace i ragazzi dell’Azione cattolica l’hanno «disegnata come una pianta bella e rigogliosa; al contrario, la guerra è come una pianta secca e spoglia. Questo ci ricorda che il mondo è un dono di Dio: non dobbiamo distruggerlo con l’odio ma fare fiorire il messaggio di amore di Gesù». Nella lettera anche l’impegno a prendersi cura della casa comune allo stesso modo di «una riserva naturale». Per questo la Carovana della pace ha deciso «di sostenere i progetti di Legambiente e l'iniziativa della Caritas di Roma "Io, noi, tutti. La nostra casa è comune».