Vaccini, adesso facciamo gol poi torniamo pure a discutere
Caro direttore,
sono d’accordo sulla necessità del vaccino, ma trattare medici e personale sanitario che rifiutano il vaccino come “criminali” ai quali fare un processo mediatico, senza che si sia mai ascoltata alla radio o letto sui quotidiani una qualsiasi ragione della loro scelta, è una violazione della libertà di espressione e una condanna senza processo. Credo sia un diritto del lettore conoscere le ragioni di questi “dottori-contro”, condannati al silenzio- stampa.
Non partecipo a processi mediatici e nemmeno intendo organizzarli, gentile e caro professor Perotti. E né “Avvenire” né io personalmente siamo inclini a criminalizzare (o giudicare) chicchessia, figuriamoci i medici e loro essenziali collaboratori. Abbiamo spiegato al meglio possibile caratteristiche, pregi e difetti noti dei vaccini e perché si è concluso che ci sono indispensabili contro la pandemia. E a proposito delle reazioni a questo dato di cronaca abbiamo offerto punti di vista, opinioni e riferimenti morali. Non pregiudizi, e tantomeno “sentenze”. Ma sulla lotta al Covid condividiamo con tanti, e tantissimi addetti ai lavori, un’idea ormai molto solida e chiara, che – in modo popolare e, se vuole, popolano – sintetizzerei così: facciamo gol, e poi discutiamo. Tradotto: di dibattiti se ne fanno anche troppi, ora pensiamo a contrastare nei modi appropriati (e approvati dai comitati etico-scientifici) la pandemia, curiamo in sicurezza le persone e realizziamo un bene comune che tutti possono vedere e capire. Immunizzare il personale sanitario pare anche a me una precondizione essenziale per raggiungere tali obiettivi. Per questo si sta andando anche normativamente verso un obbligo non solo morale a vaccinarsi degli operatori sanitari. Sono stato educato a rispettare e ascoltare ognuno, anche le minoranze, ma di più le persone a rischio e la voce di coscienza che impone di stare al loro fianco nei modi giusti e possibili. Altrimenti si cambia mestiere.