IL DIRETTORE RISPONDE. Un pianto di bimbo e la speranza
ieri sera stavo per far addormentare il mio bambino, Francesco, sei anni da poco compiuti. Prima di augurargli la buona notte, volevo però ancora raccontargli che cosa avevo organizzato per lui e per me per il prossimo mercoledì 27 febbraio: saremmo andati a Roma in aereo con gli amici del Gam, Gioventù Ardente Mariana, di Torino (Francesco è un piccolo "bucaneve" del movimento)per salutare il Santo Padre in occasione della Sua ultima Udienza generale del mercoledì. Era già da qualche mese che il mio bambino mi chiedeva di fare un viaggio con me in aereo ed ero sicura avrebbe accolto con entusiasmo la notizia di andare a Roma per il Papa. Mentre mi accingevo a raccontare tutto questo a Francesco, mi sono resa conto che non gli avevo ancora parlato della decisione del Santo Padre di lasciare il Pontificato (la settimana prima infatti ero stata via per lavoro e poi, a dire il vero, avevo parlato con tante persone della decisione del Papa, ma davvero non avevo pensato di condividerla con il mio bambino). Esordisco quindi dicendo a Francesco: «Sai Francesco il Papa a motivo della sua età e della sua salute ha deciso che lascerà il Pontificato». Ed ecco, avrei voluto dirgli che quindi saremmo andati a Roma per salutarlo ma Francesco, dopo aver rivolto gli occhi in alto,così come fanno i bambini quando pensano a qualcosa di veramente importante, mi domanda: «Mamma ma dove abiterà?», «Vicino a dove abita adesso», gli rispondo. E ancora mi domanda: «Ma si affaccerà ancora da quella torre per far volare la colomba?», «Solo più una volta, Francesco». E quindi: «Mamma, ma dopo sarà ancora Papa?». «Non più, Francesco», gli rispondo. A qual punto, dopo qualche interminabile secondo di silenzio in cui non osavo più dire nulla, neanche continuare a raccontargli del nostro viaggio organizzato, Francesco incomincia a singhiozzare e poi a piangere e non si ferma più, si interrompe solo per dire, non a me, ma come se volesse parlare con il cuore direttamente al Papa: «Io non voglio che vada via, voglio il mio Papa, lui è il mio Papa, non può andarsene». Lo guardavo incredula, io volevo proporre a Francesco un viaggio in aereo e invece lui piangeva per il Papa. Ho "invidiato" (per come una mamma può invidiare il proprio bambino) quel dolore autentico, la sua fede; e così, cercando di riprendermi per consolarlo sono solo riuscita a dirgli: «Francesco, lo Spirito Santo ci manderà un altro Papa che ci starà vicino». Ma lui, fermo come solo i bambini sanno essere nelle loro posizioni, mi risponde singhiozzando: «Ma io non voglio un altro Papa, io voglio solo lui e se lui va via, io questa notte rimarrò sveglio tutta la notte». Non avevo altre parole, sono rimasta in silenzio e ho stretto Francesco a me che di li a poco si è addormentato.
Paola Gheddo, Torino