Quelle trame contro papa Francesco e che cosa è davvero «vergognoso»
Gentile direttore,
nell’articolo dal titolo «Trame sovraniste. Il Papa non trema», pubblicato in data 25 aprile 2020, leggo con rammarico diverse imprecisioni riguardanti il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona, che ho avuto l’onore di presiedere e promuovere. L’articolo riprende nella sostanza alcune pseudo-notizie e fantasiose ricostruzioni presenti nella vergognosa "inchiesta" di Report (Rai3) condotta da Giorgio Mottola. A titolo non esaustivo, si possono facilmente smentire le seguenti affermazioni. L’articolo parla di una «insolita preponderanza di esperti e politici provenienti da Russia, Croazia, Ungheria, Moldavia, Ucraina». Ora, basterebbe eseguire un semplice conteggio per rendersi conto che la «preponderanza di esperti e politici» proveniva nettamente dall’Italia e – in secondo luogo – dagli Stati Uniti, luogo dove è nato il World Congress of Families. Non è nemmeno vero che tutti questi esperti «lasciavano intendere» che la famiglia tradizionale veniva insidiata dalle apertura di papa Francesco. Queste «aperture» emerse dal doppio Sinodo sulla famiglia non rientravano tra i temi in discussione e francamente non ricordo alcuna dichiarazione in merito da parte dei numerosissimi relatori (più di cento), i quali hanno comunque avuto la massima libertà di esprimersi. Alla Marcia per la Famiglia che si è svolta dopo il Congresso poteva partecipare chiunque, ma non erano ammessi nomi o simboli di partiti politici. Non si riesce a capire, poi il collegamento "finanziario" tra la presunta campagna anti-Bergoglio e il World Congress of Families e quale sia lo «straordinario impulso» che il World Congress of Families avrebbe ricevuto nel 2013 dall’oligarca russo Kostantin Malofeev... Insomma, non mi sembra che al Congresso ci fosse materiale per un complotto internazionale contro il Papa.
Antonio Brandi, presidente Congresso Mondiale delle Famiglie 2019 di Verona
Caro direttore,
nella trasmissione "Report" su Rai 3 si è visto il Papa messo nel mirino di alcune lobby americane che, con loro alleati internazionali, ne chiedono la destituzione. Nel corso della trasmissione anzidetta sono state intervistate e filmate: persone, immagini, cartelloni di protesta. Sono state amplificate vere e proprie calunnie, contro il Papa. Una fra queste – la più grossa – che papa Bergoglio è la causa del coronavirus e della decadenza della Chiesa di Cristo, per la sua incapacità a governarla! A mio parere per il modo sconcertante con cui è stata costruita e condotta la trasmissione veicola nelle case soprattutto la "palata di fango" contro il Pontefice dei suoi nemici.
Vito Formoso
Caro direttore,
il magistero di Francesco risulta aderente al catechismo cattolico, non bisogna quindi aver timore di lasciare spazio al dissenso che può essere da tutti facilmente confutato leggendo il catechismo stesso. Difendiamo ed amiamo sempre il pensiero, anche in dissenso, non chiediamo mai di silenziarlo.
Daniele Bellinato
Caro direttore,
al turbamento provocato dalla puntata di "Report" sugli attacchi a papa Francesco andata in onda su Rai3 lunedì 20 aprile fa riscontro un profondo senso di irritazione e di angoscia per il modo in cui – come è stato raccontato – il Santo Padre è stato fatto vittima di oltraggiose quanto infondate accuse. Questa irritazione impone di pretendere da tutti noi, semplici fedeli come gerarchie ecclesiastiche, una reazione vivace, sentita e doverosa che si opponga nel modo più efficace e intenso possibile alle insidiose trame di personaggi inquietanti di varie nazionalità e diversa fede.
Helvia e Mattia Persiani
Gentile direttore,
secondo me ha fatto bene la redazione di "Report" a lanciare il 20 aprile un allarme documentato su quello di cui pochi parlano: l’attacco in atto contro papa Francesco. "Avvenire", nella rubrica di critica televisiva di Andrea Fagioli, ha obiettato che si è data eccessiva voce a chi non lo merita, forse anche sottovalutando la potenza di fuoco di queste persone che hanno soldi in quantità e legami pericolosi. Non sono d’accordo. Non considero neppure un errore definire gli avversari del Pontefice «ultracattolici». Potremmo chiamarli «estremisti», ma non nel senso nobile del termine (ammesso che lo abbia) come si potrebbe dire di san Francesco d’Assisi, di cui il Papa, primo nella storia della Chiesa, ha scelto e porta con coerenza e dignità il nome. Piuttosto nel senso di fanatici, integralisti, nuovi farisei...
Giovanni Corallo
L’articolo a cui fa riferimento il presidente Brandi è stato curato da due miei ottimi colleghi, Luciano Moia e Nello Scavo, e non è una riedizione della citata, interessante e problematica trasmissione di "Report" cui fanno direttamente riferimento le lettere dei lettori Formoso, Bellinato, Corallo e dei coniugi Persiani. È certamente complementare all’approfondimento televisivo andato in onda su Rai3, ma a differenza di quello è stato impostato in modo tale da ridurre al minimo lo spazio per le deliranti tesi anti-ecclesiali e soprattutto anti-papali che stanno tentando di sviluppare i promotori e protagonisti delle campagne e delle trame in esso delineate. Potremmo scrivere, documenti alla mano, molto altro... Ma de hoc satis. Basta così, insomma. A meno che i fatti non ce lo impongano.
Per me di «vergognoso» in questa storia e in quella puntata di "Report" ci sono infatti le intenzioni di tutti i manovratori e di alcuni manovrati, le reti intessute e i pensieri e le parole incontestabilmente pronunciate dai quei detrattori di papa Francesco. Per questo "Avvenire" non fa loro eco. Sul punto, come si può capire dalle lettere che accompagno con queste riflessioni e risposte, i gentili lettori hanno pareri discordanti, ma è importante notare che tutti – e sottolineo tutti – sono concordi nel considerare intollerabili le trame contro il Papa che anche noi, col nostro stile, abbiamo illustrato.
Ma devo concentrarmi sulla lettera di Toni Brandi, che ringrazio per la gentilezza e la schiettezza con cui anche stavolta si offre al dialogo. Parto sottolineando che il nostro non è un articolo dedicato al Congresso mondiale delle Famiglie di Verona, anche se si rievoca quello specifico evento del 2019 che il dottor Brandi ha presieduto con una faticosa ricerca di equilibrio di cui anch’io gli do atto, ma che purtroppo per diverse ragioni non si è realizzata (domenica 24 marzo, prima dell’appuntamento, affrontai in dialogo coi lettori il nodo di un’annunciata «polemica inutilità», e la domenica successiva, alla fine, ne commentai amaramente gli esiti). Tant’è che all’incontro non partecipò né diede qualche forma di adesione nessuno dei più importanti centri studi sui temi familiari e delle grandi organizzazioni che da decenni si impegnano per la famiglia nel nostro Paese e nella Chiesa cattolica. Motivo principale, a nostro libero e motivato parere, è stata proprio la massiccia presenza nella città veneta di personaggi e relatori che sono e restano imbarazzante espressione statunitense dell’organizzazione-madre World Congress of Families e dei suoi partner di diverse nazionalità e, in misura notevole, russi (una delle sigle di questa realtà multinazionale, che si definisce soprattutto cristiana ma ha attitudini poco ecumeniche, è Iof, ovvero International Organization for the Family). Presenza non «preponderante», dice Brandi. Da un punto di vista "culturale" (absit iniuria verbis!) purtroppo sì.
In ogni caso, dico io, preoccupante. Si tratta degli alfieri (alcuni dichiaratamente cattolici, altri assolutamente no) di una «strana alleanza» niente affatto nascosta da chi l’ha costruita per condurla in battaglia in modo ora subdolo ora smaccato anche contro papa Francesco e, dunque, contro la Chiesa usando il tema della famiglia (nel nome di un aspro "tradizionalismo" che non rispetta né la tradizione né le persone secondo la linea invece propria di Amoris laetitia) oltre a quello economico-ambientale (nel nome di un fideismo tradizional-capitalista contro l’equilibrio e la giustizia propugnate dalla Chiesa e dal Papa e, con particolare profondità, nella Laudato si’). Ricordo a Brandi e a tutti, en passant, che purtroppo nella veronese Marcia per la Famiglia è risultata grintosa e clamorosa, nonostante l’invito a non imporre bandiere e slogan di partito, la presenza di Forza Nuova, organizzazione dell’estrema destra specializzata anche in insultanti attacchi al Papa. Una presenza "calamitata" dalle manovre degli «strani alleati» (soprattutto, ma non solo) russo-americani di cui sopra e documentata dalle cronache.
Brandi insiste molto sul Congresso di Verona, forse per l’identità di nome tra l’evento realizzato in Italia e organizzazione-madre a base Usa. E sembra proporsi come avvocato difensore "a prescindere" di quest’ultima. È ovviamente libero di farlo, se ritiene. Sebbene non serva a molto smentire quello che altri non dissimulano neanche più e, anzi, sbandierano. Ma, insisto, non è lo specifico evento di Verona il punto, e neppure la sua propria intenzione e il personale sentire del presidente Brandi.
Non ho difficoltà a immaginare che Toni Brandi, da cattolico, nutra sentimenti di affetto e devozione per il Santo Padre. E so pure che Papa Francesco è ben più grande di questi suoi e nostri avversari. Non praevalebunt (Mt, 16,18), sta scritto. Ma le trame contro il Papa ci sono. Ed è un fatto che, nella vita della comunità ecclesiale, corre una grande differenza tra l’avere opinioni diverse (nutrendo anche franchi dissensi) e il seminare sistematicamente astio e divisione, "investendo" risorse d’ogni tipo per questo. Noi credenti abbiamo un aggettivo specifico per quest’opera maligna. Ci pensi, presidente Brandi, e ne inorridirà quanto me.