Sarebbe davvero grave cancellare il Reddito di cittadinanza
Caro direttore,
la lettera che le ha scritto il senatore Steni Di Piazza (M5s) in difesa del Reddito di cittadinanza ha usato argomentazioni così “alte” da lasciarmi esterrefatto (“Avvenire”, 26 agosto 2021). Mi sono chiesto: ma dove vive Di Piazza? È bello pensare che chi non trova lavoro «venga messo al centro di un percorso...», che si debba incrociare domanda e offerta di lavoro, che ci siano Osservatori per «interventi tempestivi di politica attiva... », eccetera. Ma chiedo: perché mai gli extracomunitari alla fine lavorano e gli italiani no? Perché i navigator sono quasi inutili? E si è mai chiesto Di Piazza come reagisce l’italiano medio alla notizia (ogni tanto affiora) che il mafioso Taldeitali risultava nullatenente e percepisce il Reddito? Informo io, Di Piazza. L’italiano medio pensa: “Ecco dove vanno le nostre tasse!”. Poi ci chiediamo perché non si sradica l’evasione fiscale... Insomma, non sono riuscito a terminare la lettura di quell’intervento; su “Avvenire” credo non mi sia mai accaduto. Cosa penso del Reddito? Va tolto, perché nel Paese dei Furbi (Italia) non può funzionare. Diamo piuttosto un minimo vitale a tutti, proprio a tutti. Sarà la cosa meno ingiusta. Sulla scia del contributo figli uguale per tutti. Leggo “Avvenire”, direttore, perché certe notizie e certe problematiche si trovano solo lì, ma bisogna che siano trattati sempre problemi veri, anche scomodi. Non anche certi sogni!
Rispetto la sua opinione, ma non la condivido e lei lo sa non solo per quello che il senatore Di Piazza ha scritto nella lettera che lei richiama e che io ho deciso di ospitare, ma soprattutto per le cronache, gli approfondimenti e le opinioni che abbiamo pubblicato in questi anni, chiedendo – sin dal primo momento – quelle correzioni al Reddito di cittadinanza (Rdc) che oggi in tanti chiedono. Certo, c’è anche chi vorrebbe abolirlo. E lo grida ai quattro venti. Ma sarebbe un errore grave, soprattutto nella fase di drammatico impoverimento di tanti concittadini (italiani e residenti in Italia) che la pandemia ha accentuato. Le storture che lei evoca, e di cui anche abbiamo dato conto, sono prova non solo di attitudini truffaldine di alcuni, ma anche di un via via più efficace controllo. L’Italia non è solo il “Paese dei Furbi”, e non si può rinunciare – che so? – a fare il pane perché c’è chi salta la fila per acquistarlo o lo ruba a qualcun altro. Insomma: l’Italia si è finalmente data uno strumento specifico e forte contro le povertà, va mantenuto e messo a punto. Non è un mistero che a noi convincevano di più i meccanismi del Reddito di inclusione (Rei, varato nella scorsa legislatura e purtroppo insufficientemente dotato), ma l’importante è andare avanti e non tornare indietro. Questo è realismo, non utopia.