La giornata mondiale. Saper tendere la mano per imparare dai poveri
Nel suo messaggio del 13 giugno per la IV Giornata mondiale dei poveri, indetta dalla Chiesa per il 15 novembre 2020, papa Francesco sottolinea il fatto che «questa pandemia è giunta all’improvviso e ci ha colto impreparati, lasciando un grande senso di disorientamento e impotenza. Ci sentiamo più poveri e più deboli perché abbiamo sperimentato il senso del limite e la restrizione della libertà. [...] Le nostre ricchezze spirituali e materiali sono state messe in discussione e abbiamo scoperto di avere paura». È la stessa paura del domani che provano nel mondo milioni e milioni di poveri che non hanno nessuna certezza del futuro, non sanno se troveranno da mangiare per loro e per i propri figli, non hanno idea di dove vivranno e dormiranno e non sanno se saranno ancora vivi loro ed i loro cari.
Quindi questa pandemia ci dovrebbe unire in un unico destino e impedire a ogni persona umana di trattare i più poveri come «dei meno che niente... delle persone da insultare come dei cani». Sono parole di padre Joseph Wresinski, promotore della Giornata mondiale del rifiuto della miseria riconosciuta ufficialmente dall’Onu e che si celebra oggi 17 ottobre. Quindi stiamo vivendo uno dei rari momenti della storia in cui tutta l’umanità sta camminando su uno stesso “ponte”, che è quello della paura della pandemia. Dovremmo essere quindi tutti fortemente uniti, ma non lo siamo, ed è lo stesso papa Francesco a ricordarcelo. «Tendi la mano al povero dunque – afferma il Papa – è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte... ma tendi la mano al povero fa risaltare, per contrasto, l’atteggiamento di quanti tengono le mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici.
L’indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano». Anche padre Joseph Wresinski si è battuto nel corso della sua vita per il riscatto della dignità dei poveri e della loro piena appartenenza alla società. La sua lotta alla povertà si muoveva, a mio avviso, su due binari paralleli e convergenti: le ragioni del cuore e quelle della legge. Ci sono delle pagine mirabili e commoventi che padre Joseph ha scritto descrivendo la vita delle famiglie povere. «Ascoltando il mio amico Martin – racconta – ho rivisto la successione dei suoi sforzi delusi, la denigrazione, il disprezzo che in passato lo circondavano. Ho anche rivisto i barlumi di speranza di un tempo, quando andava a cercare lavoro, cosa che per lui era un incubo. Veniva allora preso da un senso di soffocamento, dai sudori, ed era come ghermito alla gola dall’angoscia.
Era in quel periodo che spesso mi raccontava di aver trovato un posto... Ma il suo corpo era provato, le braccia e la schiena gli dolevano; così, dopo un paio di giorni, era costretto ad abbandonarlo, subendo un altro fallimento ». Però Martin non aveva paura, continuava a lottare. «Come aveva fatto la loro famiglia a non naufragare? – racconta ancora padre Joseph –. Noi che avevamo sentito le grida, i pianti, le offese, che avevamo visto il padre abbandonare la famiglia per giorni, essendo come giunto allo stremo della resistenza, non riuscivamo a capirlo. Non potevamo quindi che inchinarci, muti, davanti all’inesauribile capacità di quella famiglia, di quel popolo, a cui è stata tolta sistematicamente e quasi con accanimento, ogni possibilità di esistere e che, nonostante tutto, rimane lì davanti a noi».
Wresinski ha promosso la Giornata mondiale del rifiuto della miseria perché restasse traccia dei più poveri attraverso le loro testimonianze. Quest’anno con la pandemia la paura del futuro ci unisce ai più poveri che possono aiutarci con le loro testimonianze insegnandoci come si può superare ogni paura attraverso la lotta e la speranza in un mondo in cui si affermi la giustizia sociale. È questo del resto il tema scelto per quest’anno dall’Onu per il 17 ottobre: «Agiamo tutti insieme per conquistare la giustizia sociale ed ambientale per tutti». E papa Francesco nel concludere il suo messaggio per la Giornata ecclesiale del 15 novembre ci incoraggia: «Possa la preghiera alla Madre dei poveri accomunare questi figli prediletti e quanti li servono nel nome di Cristo. E la preghiera trasformi la mano tesa in un abbraccio di condivisione e di fraternità ritrovata».