Riconosciuta la mensa di tutti. Quando la vera scuola di tutti?
Caro direttore, e dunque secondo le Sezioni Unite della Cassazione (le Sezioni Unite!), portare il panino da casa e non fruire della mensa scolastica comporterebbe una «possibile violazione dei princìpi di uguaglianza e di non discriminazione in base alle condizioni economiche, oltre che al diritto alla salute, tenuto conto dei rischi igienico-sanitari di una refezione individuale e non controllata». Siamo commossi della premura nell'eliminare discriminazioni culinarie, ma forse qualcuno fa finta di non accorgersi che ancora oggi, nel 2019, 19 anni dopo la legge 62/2000, la vera discriminazione consiste nel fatto che le famiglie non possono scegliere la scuola che vogliono per i loro figli. Altroché panino! Ma mi facciano il piacere... Scusi lo sfogo e buon lavoro
Giovanni De Marchi MilanoSfogo più che comprensibile, caro dottor De Marchi. Ma un giurista fine come lei, può anche prendere il meglio da questa storia di riaffermato diritto. Più le piccole e grandi discriminazioni sono riconosciute, più possiamo sperare che alle più gravi e incomprensibili si ponga finalmente termine. E quella che ancora impedisce alla “scuola di tutti” di camminare speditamente sulle sue due gambe – statale e non statale paritaria – è una grave e autolesionista discriminazione operata dallo Stato contro la stessa legge che, come lei ricorda, si è dato da quasi due decenni.