Il direttore risponde. Quelli che fanno. E chi non sa
Caro direttore,
voglio condividere con lei quanto scritto su facebook da un caro confratello, don Alessandro Gargiulo, parroco a Scampia, una riflessione che abbiamo già condiviso con tanti, sacerdoti e laici del nostro decanato.
«La nostra città di Napoli non può essere lasciata in mano a forze distruttive. Il caso dell’incendio che ha incenerito "Città della Scienza" dice che chiunque voglia governare questo Paese deve, prima di tutto, dirci cosa vuol fare in questa direzione, come vuole "salvarci". E, se ci riesce, credo meriti un compenso altissimo per questo lavoro. Pagherei volentieri un vitalizio a chi ci salva da questo orrore quotidiano. Perché è questa la questione politica di fondo, oggi, per noi. Governare non è amministrare un condominio. Siamo davanti a un atto mafioso che fa affiorare il ricordo delle esplosioni di via dei Georgofili a Firenze, o presso le chiese del Laterano e del Velabro a Roma; dell’attentato ai monumenti della cultura e dei valori che abbiamo subito negli anni più neri della nostra vita democratica, quando, dopo aver cercato di ucciderci colpendoci uno a uno, incominciando da chi stava in prima linea (magistrati, uomini della cultura e dello Stato, preti), si cercò di colpirci come popolo, nei nostri simboli, nel nostro patrimonio di storia vissuta o nella nostra speranza di storia futura. E intorno? Il silenzio di chi non sa cosa dirci, non sa cosa fare. C’è un popolo invasore tra noi, che dilapida la nostra identità e ferisce, oggi, la nostra autostima; che dice a una città già devastata "stai giù, non rialzarti" e a un Paese intero in bilico istituzionale "sei nelle nostre mani". E c’è chi gioca a monopoli».
Non aggiungo altro.
don Francesco Minervino decano di Scampia (Napoli)