Don Roberto Malgesini. Quel grazie grande detto ai genitori
Ho portato da parte del Santo Padre una corona di rosario particolare, in perla, per i genitori di don Roberto, che non potevano venire. Dopo la celebrazione andrò al loro paese a portarla ai genitori e a baciare le loro mani, a nome del Santo Padre». Lo ha detto il Cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, nel Duomo di Como, alla Messa in suffragio per don Roberto Malgesini. Doveva andare a baciare le mani di quel padre e quella madre. A dire: grazie, da parte di Francesco, per il figlio che ci avete dato.
Grazie per quell’uomo che a 51 anni sembrava ancora un ragazzo, e ogni mattina alle quattro si svegliava e pregava. Grazie per le notti in strada passate cercando i poveracci accampati sotto i portici, come si cercherebbe qualcuno di molto caro. Grazie per coloro che, venuti da lontano, hanno trovato nella faccia di un prete una carità che li ha meravigliati.
Ti domandi: da dove viene un figlio così? Quanto dall’educazione e dall’amore ricevuto, e quanto dalla sua libertà, e dalla grazia di Dio? A Cosio Valtellinese definiscono i Malgesini una famiglia semplice e cristiana – il che oggi è una rarità, e una benedizione. Eppure tante famiglie cristiane hanno figli che abbandonano la fede. E famiglie "lontane" a volte vedono crescere un figlio che torna a Cristo: la libertà dell’uomo supera ogni eredità. I figli nascono e ci somigliano nei tratti, e finché sono piccoli possiamo anche credere che siano "nostri", e che saranno ciò che noi vorremmo. Quante amarezze, poi, per questa istintiva illusione.
Il Curato d’Ars imparò la carità dalla madre, che metteva a tavola i mendicanti. San Francesco deluse la sua famiglia ricca e borghese. Ci sono "angeli" della carità passati dal carcere: le strade della metamorfosi sono infinite, come quelle di Dio. (Forse ognuno di noi un giorno si trova, inconsapevole, al bivio di una possibile metamorfosi, e sceglie).