Opinioni

Il direttore risponde. Quando la mafia diventa spettacolo

sabato 24 aprile 2010
Caro direttore,innanzitutto complimenti ancora una volta per il giornale che è sempre più un esempio di buon giornalismo, in mezzo a questa "selva selvaggia et aspra et forte". Ho letto l’editoriale del vostro collega Mira su Avvenire del 18 aprile e voglio dire che sono d’accordo con lui e (ovviamente) con i poveri Falcone e Borsellino, quando dicevano che di mafia si deve parlare in ogni luogo e con ogni mezzo. Intendevano sicuramente da Vipiteno a Lampedusa! Quanto a certe rappresentazioni spettacolari della mafia, avendo viaggiato molto nella mia vita e avendo anche una moglie straniera, non posso non essere d’accordo con il presidente Berlusconi e, prima di lui, con Fabio Cannavaro, quando dicono che "La Piovra" e "Gomorra" venduti (spesso con grandi battage pubblicitari e con grandi rammarichi per non aver conseguito nomination all’Oscar) all’estero non aiutano minimamente noi italiani a combattere le cosche. Al contrario ci fanno solo una pessima pubblicità. Ve lo dico come testimone diretto, perché sentire, non solo tedeschi, francesi o statunitensi, ma anche kazaki o malesi dire: «Italia, Mafia, komisario Katani» fa veramente male! Non si può rispondere, come qualche decennio fa: «Ma "Il Padrino" è un film "Made in Usa"»! Dalla vendita di teleserie e film come "La Piovra" e "Gomorra" ci guadagna solo chi intasca dei bei soldoni, che si gode molto probabilmente da sé. Perciò, si vedano "La Piovra", "Gomorra" e gli altri film e sceneggiati del genere, dalle scuole materne alle case di riposo, ma in Italia, per favore!

Mario Natalucci, Fermo

Seguo il suo ragionamento, caro signor Natalucci. Per esperienza professionale (e per storia personale simile alla sua), posso dirle di aver provato in qualche occasione lo stesso imbarazzo e lo stesso fastidio. Le luci sugli eroi positivi dell’antimafia si accendono molto più raramente che sui protagonisti del crimine mafioso. Ma film e fiction (come romanzi e saggi e documentari e articoli...) non possono essere a circolazione limitata. Sono «idee». E come tutte le idee non conoscono confini. Sono tuttavia convinto quanto lei che se l’antimafia si riducesse a spettacolo del mondo, la mafia avrebbe vinto.