Intervento. Procedere con la partecipazione ma il governo ascolti il sindacato
Luigi Sbarra
Caro direttore,
il contributo a firma di Francesco Riccardi sull’affaire Poste Italiane tocca nodi importanti e condivisibili. L’idea che al tavolo del confronto debba entrare il tema della partecipazione dei lavoratori alle scelte e agli utili dell’azienda non è solo un vago auspicio della Cisl. È un progetto concreto, che sosteniamo e promuoviamo direttamente anche nella nostra proposta di legge popolare, che giustamente Riccardi ricorda, e che disciplina al suo interno tutte le forme di co-determinazione, inclusa quella dei “voting trust”, per far pesare la voce dell’azionariato diffuso nei board decisionali.
Nella sua formulazione originale, inoltre, la proposta di legge Cisl indica per le aziende a controllo pubblico persino l’obbligatorietà di una gestione democratica, mediata, controllata, orientata anche da rappresentanze dei lavoratori in specifici consigli di sorveglianza. Figurarsi quindi se non saremmo pronti ad accettare la sfida che noi stessi stiamo lanciando al Governo. Ma in questa storia c’è un grande “però”.
Perché prima di parlare di possibili avanzamenti, prima di prefigurare scambi sul piano della democrazia economica, prima ancora di illustrare le enormi potenzialità di un salto partecipativo e di uno spostamento di sovranità industriale dal capitale (pubblico o privato che sia) al lavoro, prima di tutto questo bisogna che si apra un dialogo, un confronto, che attualmente manca. Il dibattito finora è tutto delegato a organi di stampa. Surrogato malamente negli annunci estemporanei, in interviste che in nulla impegnano il Governo. Intanto però si viene a sapere che il Gruppo è stato chiamato dall’azionista di maggioranza a presentare un piano aziendale di cui il sindacato non sa nulla.
Circolano voci su quote in vendita che metterebbero lo Stato in condizione di maggioranza, sì, ma solo relativa. E nulla è detto sulle sorti politiche che si vogliono dare a questa operazione. Si punta su grandi investitori o su azionariato diffuso? Chi stabilisce vincoli e condizionalità sociali?
Cosa ha in mente il Ministro dell’Economia Giorgetti sul fronte del piano industriale? Sono domande a cui bisogna rispondere prima di azzardare ogni passo, e non con effimeri comunicati stampa, non con frasi ad effetto, ma nelle sedi delegate, in un dialogo concreto, reale, strutturato, con il mondo del lavoro. Non per gelosia o senso di onnipotenza del sindacato. Ma perché basta guardare indietro a tutte le operazioni passate fatte senza questa condivisione, per capire gli enormi rischi in termini non solo di occupazione, ma anche di qualità e universalità del servizio e competitività.
Poste è un gioiello italiano. Un gruppo che garantisce presidio in ogni territorio, generando innovazione, coesione, crescita, che non ha bisogno di essere messo sul mercato per recuperare quote di efficienza. Semmai il rischio è l’opposto: che un’operazione maldestra, finalizzata solo alla monetizzazione, ne comprometta le caratteristiche che l’hanno reso quello che è.
Se lo scopo è davvero questo, la Cisl si metterà di traverso, sostenendo ogni forma di mobilitazione che la propria Federazione intenderà mettere in campo. Siamo ancora in tempo. Apriamo il confronto. Sarebbe paradossale, oltre che inefficace, avviare un percorso partecipativo in maniera unilaterale. Ragioniamo insieme. Costruiamo nella condivisione un cammino che non può essere finalizzato alla mera raccolta di risorse, ma che deve invece osare, fino in fondo, la svolta sulla partecipazione.
Segretario Generale Cisl