Il 5 novembre. Partiti tutti benvenuti in piazza se fanno i conti con le incoerenze
Caro direttore,
agli esponenti dei partiti che parteciperanno alla manifestazione pacifista, consiglio di venire portandosi un grande cartello con la scritta “Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa…”; sarebbe un necessario gesto di umiltà. Infatti, tutti sono i benvenuti e più saremo meglio sarà, ma nella chiarezza dell’intento comune: basta guerra, la pace non la si ottiene con le armi.
Sarà una piazza gremita quella pacifista del 5 novembre. Le adesioni arrivano a valanga al comitato promotore di Europe for Peace. Pullman e treni speciali da tutta Italia convergeranno su Roma, al palco di San Giovanni in Laterano. E ci saranno anche partiti e relativi leader. Ognuno è responsabile di se stesso. L’unico requisito richiesto è quello di aderire e sottoscrivere il documento di convocazione che dice: «Cessate il fuoco subito. Negoziato per la pace». Con le parole non si scherza.
Chi in passato ha votato per i bilanci militari, per l’aumento delle spese per nuovi sistemi d’arma, per l’export di armi in tutto il mondo, anche verso Paesi belligeranti, deve ammettere gli errori. Governi di centrodestra, di centrosinistra, governi tecnici, nessuno escluso. Tutti hanno dato sempre via libera alla crescita delle spese militari, mai messe in discussione, mentre alle forme costituzionali della difesa civile, non armata e nonviolenta, andavano nemmeno le briciole. La politica non ha preso sul serio le proposte preventive di costruzione della pace. Questa è la verità. E per questo il testo del documento è inequivocabile: «Siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza», «Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace», «Tacciano le armi. Non esiste guerra giusta». Su queste parole non ci può essere ambiguità.
La via della armi è sbagliata, è un’evidenza storica, e anche una verità evangelica, semplice e comprensibile anche dai più piccoli: «Tutti quelli che prenderanno la spada, di spada moriranno » (Mt 26,52). E non si venga a dire che queste sono belle parole, ma poi la realtà è un’altra cosa. Perché la politica della pace è la più concreta, la più realistica, la più lungimirante.
Ai leader di partito, politici, rappresentanti istituzionali che marceranno con noi in piazza, chiediamo gesti conseguenti. Dal giorno dopo, se vogliono essere coerenti con le finalità della manifestazione, devono dare gambe alle parole pronunciate. Si impegnino subito per ottenere i seguenti obiettivi, sui quali lavoriamo da anni: 1) Adesione al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari; 2) approvazione legge istitutiva della Difesa civile non armata e nonviolenta; 3) Istituzione dei Corpi Civili Europei di pace; 4) riduzione spese militari, restrizione sull’export di armi; 5) istituto di ricerche sulla pace e risoluzione nonviolenta dei conflitti.
Se non ci sarà lavoro politico serio su questo programma per la pace, la loro presenza sarà stata una presa in giro persino di sé stessi. Alla pace, bisogna pensarci prima. Dopo la Seconda guerra mondiale, dopo la caduta del Muro di Berlino, dopo le guerre nel Golfo e nei Balcani, dopo le Torri Gemelle, dopo le guerra in Iraq e in Afghanistan, il tempo c’era per fare vere politiche di pace e disarmo. Ma è stato sprecato. Bisognava non costruire le armi che oggi sparano. Bisognava sostenere le proposte preventive della nonviolenza, unica alternativa alla guerra.
Noi del Movimento Nonviolento saremo in piazza, mescolati con tutti gli altri, ma porteremo la nostra aggiunta specifica: il sostegno agli obiettori di coscienza, disertori, pacifisti, nonvio-lenti, russi e ucraini che già oggi hanno rifiutato le armi perché sanno che «occhio per occhio, e tutto il mondo diventerà cieco» come ha detto il Mahatma Gandhi.
Obiettori russi e ucraini sono gli unici attori delle due parti, che già oggi si parlano e lavorano insieme. Da nonviolenti dobbiamo considerare la compatibilità dei mezzi (le armi, la guerra), con il fine (la difesa, la pace). Abbiamo pieno rispetto per chi in Ucraina partecipa alla guerra, ma noi sosteniamo chi ha fatto un’altra scelta, e cerca da subito via di pace con mezzi di pace.
Presidente del Movimento Nonviolento Esecutivo Rete italianaPace e Disarmo