Ong e volontariato, respiro cristiano ed espressione di democrazia
Gentile direttore, non condivido per niente l’operato delle Ong nel Mar Mediterraneo. E penso che neppure le associazioni di volontariato risolvano i problemi, ma che anzi li peggiorino. Sono utili solo nelle emergenze, se durano poco…
Giuseppe ValenteMi pare di capire, gentile signor Valente, che anche lei è schiettamente dell’idea che lo Stato e solo lo Stato sarebbe tenuto a occuparsi delle “questioni di tutti” e che ognuno dovrebbe pensare soprattutto a fare bene la propria parte, secondo un concetto stretto di “privato”. Sono – e in tanti siamo – di un’altra idea, come sa. Credendo fortemente nel ruolo attivo della “società”, che a volte chiamiamo società civile altre volte volontariato. Con un’idea di pubblico e di servizio pubblico che non è sinonimo assoluto di statale. E in tanti siamo felici di vivere in una Repubblica democratica che i padri costituenti hanno disegnato costituita da Stato, Enti territoriali, corpi intermedi e cittadini. Ong e associazioni di volontariato sono espressione di questa ricchezza umana e democratica e di un persistente “respiro cristiano” della nostra cultura europea e delle nostre società. Lei e io, a quanto pare, la pensiamo diversamente anche sul ruolo delle imbarcazioni di salvataggio messe in mare da Ong sulle rotte delle migrazioni forzate e, purtroppo, forzatamente irregolari: fanno ciò che deve essere fatto per salvare vite umane, accanto agli uomini e alle donne di mare che vestono la divisa o che lavorano su navigli mercantili. Se non ci fossero ci sarebbero ancora più vittime. Chi ha potere dovrebbe concentrarsi su questo, non sul contestare e contrastare chi fa l’unica cosa giusta da fare quando incombono tragedie e la vita di chiunque è a rischio.