Le diverse radici del collasso. Non ci sono scorciatoie
Una crisi politica nel mezzo di una recessione, con un impoverimento generale dei cittadini, durante una pandemia, con una guerra aperta nel cuore d’Europa, mentre si rischia una grave carenza energetica, un’insufficienza alimentare mondiale e il cambiamento climatico ci precipita in una drammatica siccità. Si può pensare a un momento e un contesto peggiore per un collasso di governo? Mancava l’invasione delle cavallette, ma in Sardegna hanno già sperimentato pure quella.
Aggravare il quadro delle incertezze degli italiani, già in grandi difficoltà a trovare o mantenere un’occupazione e a far fronte all’impennata dei prezzi, è quanto di più insensato e masochistico le forze politiche potessero escogitare per il nostro Paese. Eppure ci sono riuscite, con responsabilità differenziate certo, anche se non di un solo soggetto.
Al di là dei bizantinismi che quasi solo noi italiani siamo capaci di architettare – un partito di maggioranza che non vota la fiducia su un decreto di aiuti da 23 miliardi, mentre i suoi ministri non rimettono il mandato, e un presidente del Consiglio che si dimette nonostante abbia incassato la fiducia al Senato – sono chiare le motivazioni del logorarsi dei rapporti tra il Movimento 5 stelle, il resto della maggioranza e il premier.
Con il M5s costretto a fare i conti con le proprie (palesi) contraddizioni, terremotato da una seconda scissione, potenzialmente esiziale e percepita come un golpe eterodiretto. Altri partiti di maggioranza che, alle esigenze dello 'stare insieme' in un governo di unità nazionale, antepongono sempre la competizione dell’eterna campagna elettorale nostrana. E un premier, Mario Draghi, che è apparso sconfinare dal suo ruolo istituzionale e tecnico suggerendo assetti diversi del Movimento 5 Stelle, salvo poi sostenere che senza di loro non può più governare. Insomma, una crisi inutile e dannosa, per quanto annunciatissima e non incomprensibile
nella sua genesi. E perciò risolvibile con uno sforzo aggiuntivo di responsabilità da parte di tutti.
Anzitutto, eliminando dal campo delle ipotesi il mito catartico delle elezioni subito. Ora – più che mai – non è il momento di sciogliere le Camere e andare a votare. I problemi e i drammi che ricordavamo all’inizio non possono essere affrontati in un vuoto di potere esecutivo e legislativo. E non si può pensare di votare a ottobre perché non ci sarebbe poi la possibilità tecnica e politica per far partire la legislatura, individuare una maggioranza e formare un governo che avesse il tempo necessario di progettare una Legge di Bilancio degna di questo nome, farla esaminare e approvare dal Parlamento.
Quella Legge di Bilancio che sarà fondamentale per far procedere le riforme e i progetti finanziati con il Pnrr e dare a tutti noi le risposte anticrisi di cui abbiamo estremo bisogno. Se, com’è legittimo, le forze politiche volessero 'ridare la parola di cittadini' attraverso elezioni anticipate, dovrebbero quindi attendere almeno fino al prossimo gennaio, una volta messi in sicurezza manovra di bilancio, conti dello Stato e condizioni economiche dei cittadini.
È un percorso non facile, colmo di incognite e imprevisti, quello che attende il governo, e tutti noi soprattutto, nei prossimi mesi. Ma non esistono scorciatoie né strade alternative a quelle di un cammino e un impegno ancora più responsabile. Da parte di tutte le forze politiche, come dicevamo. Ma non meno del presidente del Consiglio. Dopo una verifica franca e trasparente in Parlamento, può proseguire ri-comprendendo nel programma di governo anche idee e motivazioni del Movimento 5 stelle.
O può guidare un governo-bis con un diverso profilo, più riformista e 'politico' senza i (residui) pentastellati. Può rafforzare il consenso e l’azione dell’esecutivo con quel Patto sociale che andava avviato già un anno fa. Ma tradirebbe anzitutto se stesso e la sua storia se semplicemente abbandonasse il campo, per stanchezza o per fastidio, e venisse meno all’impegno assunto con gli italiani di traghettare il Paese oltre la pandemia, oltre la crisi economica e con un assetto finalmente rimodellato grazie al Pnrr.