Salvini sulle «case chiuse». La politica non progetti lo «Stato pappone»
Caro direttore,
le esternazioni di Matteo Salvini, e di coloro che la pensano come lui, sulla necessità di riaprire le 'case chiuse' mi provoca una grande amarezza. Come possono certi politici di oggi parlare così a vanvera senza conoscere il fenomeno della prostituzione sulle strade e nei locali dal momento che è profondamente cambiata rispetto a sessant’anni fa?Eppure mi rifiuto di credere che queste uscite infelici siano dovute a ignoranza o indifferenza; preferirei illudermi che sia più uno spot elettorale, una strategia per far parlare di sé, un modo per distogliere l’attenzione da altri temi scottanti. È impensabile poter legittimare il desiderio perverso e disumano rivolto a giovanissime ragazze usate come carne da macello per soddisfare chi pensa di avere il diritto di comprare il corpo altrui per motivi sessuali.
È semplicemente vergognoso, oltreché affatto risolutivo, ipotizzare che nel 2018 un Paese civile pensi di risolvere il problema del mercato delle schiave del sesso trasferendone le vittime in ambienti legalizzati e trasformando lo Stato nel grande 'protettore' ovvero nel pappone ufficiale di queste figlie. Si, perché di questo si tratta: di donne che hanno la stessa età delle nostre figlie e nipoti e che secondo Salvini in tal modo sarebbero libere di scegliere il lavoro di prostituta.
Ma quale genitore vorrebbe mai vedere un figlio o una figlia prostituirsi, vendersi per venti o trenta volte al giorno rilasciando tanto di scontrino per la prestazione sessuale fornita? Uno Stato, un Governo che di fatto sosterrebbe chi fa diventare le donne prostitute rivelerebbe la decadenza profonda del diritto e della giustizia prestando il fianco ad una nuova forma di barbarie senza precedenti. Ma mi chiedo anche: davanti a queste proposte dove sono le donne per le donne? E perché le madri tacciono di fronte a uno scenario di questo tipo che minaccia la dignità delle loro figlie? E le figlie, giovani donne istruite ed emancipate, accettano davvero che si possa ritornare alla mercificazione di Stato del corpo femminile?
Vorrei che tutti ci indignassimo ribellandoci verso questo modo di trattare un fenomeno che vede migliaia di ragazzine violentate e torturate, abusate e vendute da schiave, trattate come merce per soddisfare i bisogni perversi di milioni di maschi senza scrupoli correi di questa schiavitù.
Noi, della Comunità Papa Giovanni XXIII, grazie alla testimonianza del nostro fondatore don Oreste Benzi, non possiamo tacere sentendo questo dramma umano come un’ingiustizia insopportabile. Invece di speculare su un tema così drammatico bisognerebbe affrontare la cruda realtà delle schiave del sesso per liberarle e riscattarle piuttosto che mantenerle come tali o addirittura investirvi per trarne profitti. Vorrei che il politico Salvini avesse più coraggio nel voler realmente conoscere la piaga e unirsi per combattere i racket della prostituzione andando a colpire prima di tutto la domanda, quindi il 'cliente' che è il vero responsabile di questo mercato criminale. Nei Paesi nordici, come pure in Francia, l’indirizzo legislativo di contrastare la domanda ha portato a ottimi risultati mentre sia l’Olanda che la Germania hanno dovuto ammettere il peggioramento del fenomeno da quando hanno iniziato a regolamentarlo istituendo bordelli legalizzati.
La prostituzione è sempre abusante. Il contrasto alla prostituzione va affrontato, perciò, dal punto di vista del 'cliente': per questo invito anche il leader della Lega a recepire la nostra proposta che può trovare su www.questoeilmiocorpo.it. Provi a realizzarla, interpretando la sensibilità di molti cittadini che si riconoscono ancora e sempre in questi valori.
*Sacerdote, Comunità Papa Giovanni XXIII