Opinioni

Editoriale. La democrazia è partecipare, non parteggiare

Leonardo Becchetti sabato 27 luglio 2024

La democrazia non è parteggiare, è partecipare. Questa forse la sintesi di uno dei messaggi più belli delle Settimane Sociali lanciato dal presidente Mattarella. Assieme a quello molto chiaro sul fatto che ci sia bisogno più che di un nuovo partito di un nuovo “spartito”. La civiltà occidentale è in crisi perché vittima di alcune derive e riduzionismi. Il pensiero liberale e socialista hanno approfondito due delle tre parole della Rivoluzione Francese (libertà ed eguaglianza) mentre la terza della fraternità, fondamentale per tenere assieme l’equilibrio, è finita in soffitta. E lo si vede chiaramente in una società nella quale l’intelligenza relazionale è merce sempre più rara. Dove sia nelle relazioni interpersonali che in quelle tra gli Stati scarseggia la capacità di creare fiducia, dono e cooperazione che moltiplica il valore sociale ed economico dei nostri sforzi e ci regala una vita ricca di senso.
Eppure, le frontiere di diversi campi delle scienze sociali (dall’economia, alla psicologia, alla sociologia e al diritto) riconoscono come la riscoperta dell’identità relazionale è il contributo più fecondo che possiamo dare al progresso civile e al bene comune. E sorprendentemente, ma solo per alcuni, ci accorgiamo che senza metterci d’accordo abbiamo un’ispirazione e alcune parole chiave comuni come partecipazione, civismo, corpi intermedi, sussidiarietà, cittadinanza attiva. I nostri “leader” saranno sempre e solo questi valori, mai riducibili al nome e cognome del politico di turno di cui infatuarsi, rendere uomo della provvidenza e poi gettare nella polvere.
E un metodo, quello del dialogo e del discernimento che è il modo migliore di partecipare e si contrappone a quel parteggiare dove per esigenze di audience ci si chiede solo di schierarci, di esporre bandierine, di sfogare i nostri umori per attirare più attenzione.
Per fare passi avanti dobbiamo partire dai punti di forza che quest’epoca storica ci consegna: le buone pratiche con le quali, terzo settore, imprese sociali, imprese profit responsabili contribuiscono a generare impatto sociale ed ambientale, la visione che ci accomuna attorno all’obiettivo del bene comune, lo sviluppo e l’organizzazione di molte reti del fare e la capacità consolidata di organizzare eventi significativi e di convocazione.
Il passo ulteriore da fare è unire le reti dei generativi per una missione generale che ci accomuna e che va al di là di quelle particolari di ciascuno per fare massa critica e aumentare il numero di coloro che scelgono la via del partecipare invece che del parteggiare e dell’assistere da spettatori alla contesa tra i leader. Attorno ad uno spartito che è un bene pubblico e quindi non è proprietà di nessuno ma può essere suonato da tutti. Con l’ambizione che forze politiche vecchie e nuove ed opinione pubblica ne vengano attratte per farci fare passi avanti in direzione di felicità e generatività.
Ad alcuni tutto questo potrebbe sembrare astratto ma non è così. Le buone pratiche sociali ed amministrative, le reti, gli eventi, gli spartiti già esistono, sono a disposizione e sono patrimonio condiviso. E sono le matrici di impegno politico personale e dell’elaborazione continua di idee e di proposte di azione politica dal basso e di legge e riforma politica dall’alto.
L’unione dei generativi, il gioco di squadra delle reti al di là dei protagonismi personali e la costruzione di eventi significativi di progresso nell’impegno comune sono il passo prossimo futuro necessario per fare progressi verso l’obiettivo generale.