Occupazione. Il lavoro per Fratelli d'Italia? Tra Orwell e «Hunger Games»
Sono solo 'Appunti', non ancora il definitivo «programma conservatore». Ma le bozze diffuse nei giorni scorsi da Fratelli d’Italia dicono già molto sulla concezione dei rapporti sociali e sull’idea di Paese che il partito di Giorgia Meloni – candidatasi a guidare il governo nel caso di vittoria alle prossime elezioni – ha in mente. Tralasciando per il momento gli altri aspetti di politica interna e internazionale, è significativo il 'taglio' del primo capitolo, relativo al lavoro, curato dal co-fondatore di Fdi e imprenditore Guido Crosetto. Oltre a una forte riduzione del cuneo fiscale e una vasta detassazione – spinta fino al dettaglio dei «beni ceduti al lavoratore dal datore come panettoni e bottiglie di vino» – colpiscono in particolare quattro aspetti. Il primo è l’affidarsi a una fantomatica Intelligenza Artificiale per un perfetto incontro tra domanda e offerta di lavoro. Più precisamente «un sistema di Intelligenza Artificiale che rintracci l’elenco dei giovani che terminano ogni anno le scuole superiori e l’università e li agganci a imprese del settore, agenzie per il lavoro e centri per l’impiego », come si legge negli 'Appunti'. È interessante notare anzitutto le (involontarie) analogie con il Movimento 5 Stelle che pensava di risolvere, semplicemente con una App importata dal Mississippi, il problema dei disoccupati nostrani in povertà.
Sappiamo com’è andata a finire: non si è trovata neppure la App, figuriamoci il lavoro. Attenzione, però: la differenza fondamentale tra l’App 5 stelle o il programma europeo Garanzia Giovani, esistente da oltre un decennio, è che l’Intelligenza Artificiale vagheggiata da Crosetto non prevede un’adesione, ma è una schedatura (altro che Green pass!). Al Sistema non ci si iscrive, è l’IA che ti scova e «ti aggancia» non appena hai concluso un corso di studi per obbligarti al lavoro. Eh sì, perché – seconda questione – «il giovane non potrà più scegliere se lavorare o meno, ma è vincolato ad accettare l’offerta di lavoro per sé, per la sua famiglia e per il Paese – si legge ancora nel programma – pena la perdita di ogni beneficio con l’applicazione anche di un sistema sanzionatorio». Giovani, quindi, obbligati ad accettare qualsiasi occupazione venga loro offerta, che sia confacente ai propri studi e aspirazioni o no, vicina o lontana, che siano capaci di applicarvisi o meno, non importa. Lavorare diventa un dovere assoluto – non morale, ma un obbligo giuridico – per sé, la famiglia e la patria. Liberi pensatori, artisti o liceali maldisposti o incapaci di maneggiare una cazzuola saranno scovati dall’IA e, se renitenti, deferiti alle autorità e multati. Difficile ipotizzare che ci sia tutta questa domanda di lavoro inevasa da parte delle aziende, se non per figure specializzate o per mansioni di basso livello e remunerazione.
Ma certo, vista dall’ottica degli imprenditori, avere a disposizione un esercito di ragazzi/e costretti ad accettare qualsiasi occupazione – pena una sanzione (amministrativa, si spera) – sarebbe una manna dal cielo. Quale fra le imprese sarebbe più costretta ad alzare i salari o migliorare le condizioni contrattuali, se i giovani formassero l’inesauribile esercito dei coscritti al lavoro? È vero – terza questione – alle imprese con più di 50 dipendenti toccherà qualche sforzo. Saranno «obbligate a creare nidi aziendali e dovranno concedere lo smart working per almeno 3 giorni a settimana ». Solo ed esclusivamente, però, «alle madri con figli fino a 16 anni». I padri non sono previsti, con buona pace di pari opportunità, condivisione dei compiti educativi in famiglia e recinti che finiscono per penalizzare le donne. Notevole infine (quarta questione), il paragrafo sul contrasto al lavoro nero, dove si vuol «cambiare il paradigma», smettendola di «ispezionare le aziende» per concentrarsi sul controllo dei lavoratori. Le attività irregolari – è il ragionamento di Fdi – sono svolte da disoccupati, cassaintegrati e Neet, dunque sono loro che vanno posti sotto controllo. Letteralmente. «Sottoponendo costantemente (financo tutti i giorni) le persone prive di lavoro a un obbligo formativo permanente », si legge sempre negli 'Appunti'. Una specie di 'obbligo di firma' dai carabinieri, come previsto per certi reati, ma un po’ più duro, preventivo e peraltro di difficile realizzazione da parte dello Stato dovendo l’amministrazione reperire aule e professori per almeno 10 milioni di persone tra disoccupati, inattivi, ecc.
Qui, soprattutto, si esplicita come nella visione di Fratelli d’Italia la grave 'colpa' dell’irregolarità debba ricadere sui disoccupati, non invece su certi imprenditori che li sfruttano per ricavarne un lucro, a volte mettendone a rischio persino la vita. Un chiaro ribaltamento di senso e responsabilità. Un tempo esisteva la destra sociale, popolare, a modo suo schierata coi più deboli. Oggi questa sembra cedere il passo a una visione poco liberale, classista e punitiva. Il disegno complessivo è orwelliano, o meglio ricorda 'Hunger games': la distopica Panem dei lavori forzati e dei giovani tributi, governata dal presidente- dittatore Snow. In realtà, per ora, si tratta solo del 'Paese che cresce' sognato dai Fratelli d’Italia. Francamente, però, assomiglia già ad un incubo.