Social & news. Prima i carrozzieri, poi Hitler: com’è bizzarra la censura di Meta
Quando pensiamo ai pericolosi inquinatori del digitale, cioè a tutti quelli che usano la Rete per diffondere odio e fare del male, non avremmo mai immaginato che nella lista dei cattivi finissero i carrozzieri. Vi vedo mentre leggete queste righe: le vostre sopracciglia si sono alzate, i muscoli attorno agli occhi si sono tirati e la vostra faccia ha assunto la forma di un enorme punto interrogativo. State pensando: com'è possibile? Ma anche: voi di Avvenire state delirando. Per niente. Se avete la bontà di seguirci, vi raccontiamo cos'è successo. Sono le 14.27 di domenica scorsa. Sui social di Avvenire viene pubblicato un articolo intitolato: «L’analisi. Mantenere l’auto è un lusso: il conto è 4.300 euro l’anno».
Il lavoro giornalistico del collega Paolo Alfieri della redazione economia è serio e preciso. Il tema è importante. Perché - come scrive nelle prime righe Alfieri - «dietro il calo delle vendite del settore automotive non ci sono solo l’aumento dei listini auto e il dilemma legato ai veicoli elettrici, ma anche i costi che la gestione di un veicolo presenta. E il conto, per il 2024, è già stato fin troppo salato». E i carrozzieri, cosa c'entrano i carrozzieri? C'entrano, perché «secondo Federcarrozzieri, l’associazione delle autocarrozzerie italiane, nell’anno che sta per terminare mantenere un’auto è costato in media quasi 4.300 euro». Da qui il titolo del nostro articolo. Direte: e dov'è il problema? Il problema nasce circa un'ora dopo, quando Facebook decide di rimuovere il nostro post «perché viola gli standard della comunità».
A volte capita che il sistema automatico di Meta prenda decisioni, diciamo così, strane. Ma di solito si limita ad abbassare la visibilità di un contenuto, in attesa che il suo autore chieda una revisione (che normalmente su temi così vince e il post torna visibile a tutti). Appena ci arriva la notifica, chiediamo a Facebook una richiesta di controllo, scegliendo tra le risposte precompilate «avete frainteso questo post» e «riguarda un tema importante». I censori, automatici e umani (così dice la risposta) si prendono il loro tempo e la mattina del 3 dicembre ci rispondono. «Non abbiamo ripristinato il post. L'abbiamo controllato nuovamente e confermato che non rispetta i nostri Standard della community in materia di spam».
A questo punto non sai se ridere o arrabbiarti. Soprattutto quando pensi ai censori umani di Facebook che decidono che i carrozzieri sono pericolosi, per non parlare del pericolosissimo quotidiano cattolico peraltro certificato da Meta stessa come fonte affidabile e di valore. Torniamo a domenica.
A poco meno di due ore dall'articolo sui costi dell'auto e ancora ignorando la censura di Facebook, Avvenire pubblica un articolo culturale. E qui il tema è ben più serio. Si parla di storia. Titolo: «Il gioco di Hitler con i corrispondenti della stampa estera». Sommario: un libro uscito in Germania indaga sui rapporti del leader nazionalsocialista con i giornalisti, in particolare anglofoni: loro volevano lo scoop, lui visibilità (e soldi). Apriti cielo. Hitler, i nazisti. A Meta si devono essere accesi tutti gli allarmi possibili. Per un attimo qualcuno dei censori di Facebook forse ha capito che non era un post apologetico ma un articolo storico serio. Ma se è accaduto è stato solo per un attimo. Appena si sono accorti che avevamo già inquinato il loro prezioso social con i carrozzieri non ci hanno visto più. Il binomio carrozzieri-Hitler va combattuto con determinazione solo cos'ì si salvano gli standard della comunità. Così hanno rimosso anche questo post. Ci sembra di vederli i censori mentre, dopo averlo fatto, si sono guardati l'un l'altro soddisfatti. Se non fosse una questione seria e persino agghiacciante, sembrerebbe la scena di un film demenziale.