Sempre più incidenti sotto l’effetto della cannabis. Droghe leggere fanno danni pesanti
Troppo spesso la cronaca ci sbatte in faccia casi di omicidio stradale, e la nostra coscienza si turba: è un omicidio, c’è un morto, ma è un omicidio diverso dagli altri, chi ha ucciso e chi è rimasto ucciso non si conoscevano, quello non aveva nessuna volontà e nessun interesse ad uccidere questo, però la sua condotta è stata tale che la conseguenza non poteva essere che la morte. Stiamo all’ultimo caso, che ha fatto cronaca l’altro ieri. A Cervia.
Ma non parliamo della singolarità di quel caso, sfruttiamo i suoi lati generali, quelli per cui questo omicidio stradale somiglia a tanti altri omicidi stradali. Anzitutto, le aggravanti. L’investitore (anzi, l’investitrice) era in auto, l’investito in bicicletta. Quella ha travolto questo e ha trascinato la bici per un centinaio di metri. Cento metri sono tanti. Vuol dire che per un tempo molto lungo l’auto ha proseguito con la bici incastrata che sbatacchiava sotto la carrozzeria. E tuttavia l’autista non s’è fermata, non ha cavato la bici dalle ruote, non ha chiamato il soccorso, ha proseguito imperterrita verso casa propria. Come se vivesse in un altro mondo. A casa il padre ha capito subito cos'era successo, ha chiamato i carabinieri, ha mostrato la macchina, le ammaccature, ha prestato la massima collaborazione. La guidatrice non ricordava nulla e straparlava. Ai test, è risultata positiva all'alcol e ai cannabinoidi. Ecco il problema: troppi omicidi stradali partono dall’alcol e dalla cannabis. C’è tra i giovani questa convinzione, sbagliatissima, che la cannabis non sia pericolosa, dà un senso di smemoratezza e di euforia e basta. Aiuta a passar bene la serata. Ma non è così. Già l’'euforia' è un disturbo, quindi un disagio.
Nei Centri-Antidroga ho visto dei ragazzi sotto cannabis esaminati con un test per la guida: messi a pilotare alla playstation un’auto che s’immette in un incrocio, non rispettano le precedenze, vedono che l’incrocio è occupato ma filano dritti e fanno l’incidente. Come se l’incidente fosse virtuale e non reale. Quando un ragazzo sotto cannabis fa l’incidente, è la cannabis che lo fa. È una droga leggera, ma ti fa guidare in maniera leggermente imperfetta, e quella leggera imperfezione può costare la vita. Trovo giusto che, quand’è possibile, il controllo anti-droga si faccia nei parcheggi delle discoteche, quando gli sballati si mettono al volante. È quello il momento clou, se riesci a partire non ti ferma più nessuno. Tu sei in un altro mondo, leggermente diverso, vai con la tua auto e arriverai, se qualcosa rumoreggia sotto la carrozzeria non è affar tuo.
La notte in cui è successo questo omicidio stradale di Cervia era la notte delle stelle cadenti, e credo che le stelle cadenti c’entrino, perché eccitano: la loro caduta è avvenuta milioni o miliardi di anni fa, ma tu la vedi adesso, è come se tu dominassi milioni o miliardi di anni, con l’aiuto della cannabis sei il padrone dell’universo. Non dico, non ho mai detto, che le droghe leggere siano aggressivanti, e spingano a uccidere. Non sono cocaina. Non ti danno la furia. Ma ti tolgono qualche briciolo di attenzione. Basta l’errore di pochi centimetri nel calcolo della distanza, o di pochi secondi nel calcolo del tempo, e sbatti, uccidi e muori. La fama di droghe leggere permette alle droghe leggere di fare danni pesanti.
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