Il direttore risponde. Colosseo, centurioni e non solo
Caro direttore,
qualche tempo fa portai mia figlia, allora di 6 anni, per la prima volta a Roma. Girammo tutta la mattina e lei era stranamente silenziosa, come delusa nonostante la bellezza di chiese e monumenti. Il perché venne fuori a pranzo: dopo aver letto e sentito raccontare tanto di Roma, della civiltà e dell’impero, lei si aspettava di vedere non le vestigia, ma i veri romani antichi camminare per le strade. Era inconcepibile che si fossero "evoluti" fino a portare jeans e scarpe col tacco al posto di pepli e calzari. "Dovevano" ancora abitare quella città che avevano reso <+corsivo_bandiera>caput mundi<+tondo_bandiera>! Finalmente, arrivati nel pomeriggio al Colosseo, i centurioni che stazionavano lì davanti la ripagarono di tanta attesa frustrata. A me costò qualche euro, ma vuoi mettere la soddisfazione di una figlia! L’episodio mi è tornato in mente leggendo degli scontri tra centurioni e vigili dell’Urbe. Che questa attività vada regolata per evitare abusi e truffe è sacrosanto. Ma non vorrei che fosse proibita e cancellata. Anzi, andrebbe sviluppata al massimo in maniera da renderla profittevole per tutta la città. Avessero negli Usa un patrimonio del genere, ingaggerebbero i migliori attori di Hollywood per farli recitare davanti al monumento. Da noi, invece, si guarda al turismo popolare e alle sue esigenze come qualcosa da cui rifuggire con orrore. Al contrario può essere non solo occasione di business, ma anche di istruzione. Intorno al Colosseo si potrebbero infatti organizzare brevi spettacoli nei quali spiegare come avvenivano i combattimenti, chi erano i mirmilloni e così via. Al Circo Massimo si potrebbe ricostruire una porzione di mercato, con esposti i cibi degli antichi, con la possibilità per i turisti di assaggiare qualche piatto del tempo che fu e "vedere" la vita di una "giornata tipo". Non si tratta di fare di Roma un’altra Disneyland. Ma di rendere un servizio in più al turista, attirare più persone e creare occasioni di lavoro regolare. Non è nell’interesse di tutti?
Riccardo De Francesco - Milano