Il manifesto Cisl. Cinque piste per ricostruire un’Europa davvero solidale
Il Manifesto della Cisl per una rinnovata Unione dei Paesi Ue Caro direttore, la pandemia del coronavirus, con la progressione del flagello biblico, ha ormai assunto i caratteri della tragedia umanitaria globale. È ormai pressoché certa la recessione dell’economia mondiale nel 2020, con il rischio di depressione che assocerebbe alla tragedia umanitaria la catastrofe economica e sociale. La grave fase di emergenza rende necessarie risposte straordinarie dei sistemi sanitari già ampiamente provati, ma anche risposte urgenti delle politiche economiche e soprattutto della capacita’ di innovazione. Perché il sogno europeo continui a vivere non è il tempo dei sovranismi o dell’egoismo miope dei singoli paesi. Occorre una svolta vera. Non possiamo più esitare, come ha sollecitato in queste giornate drammatiche per il nostro paese anche il nostro Presidente Mattarella. Ecco perché la Cisl ha predisposto un 'Manifesto per una Nuova Europa Unita e Solidale' in cinque punti programmatici che proponiamo, oltre che ai nostri iscritti, alla rappresentanza politica e a tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali, economiche e sociali.
1. Aumentare il debito pubblico Mario Draghi, ha sostenuto che nello scenario, assolutamente nuovo, creato dall’emergenza pandemica esiste una sola strategia, obbligata e vincente: l’aumento significativo del debito pubblico. Draghi, non meno di altri autorevoli economisti, propone dunque una complessiva mobilitazione dei bilanci pubblici, dei sistemi bancari e finanziari, dei sistemi postali per sostenere immediatamente le imprese impegnate a salvare posti di lavoro con nuove linee di credito, finanziamenti, scoperti di conto corrente a tasso zero e con garanzie statali senza onere alcuno per il prenditore, unite al rinvio delle scaden- za fiscali. A questa batteria di interventi si aggiunge il sostegno immediato e diretto alla liquidità delle imprese ed al reddito dei lavoratori con operazioni di helicopter money per salvare preventivamente le imprese, l’occupazione, il reddito dei lavoratori, scongiurare i fallimenti e l’escussione da parte delle banche delle garanzie statali.
2. Eurobond di 3.000 miliardi e bilancio europeo La Cisl ritiene assolutamente necessario ed urgente gestire l’emergenza attraverso l’emissione , da parte di una istituzione europea, di Eurobond, titoli di debito europeo garantito dagli acquisti illimitati della Bce, per un valore di 3.000 mld distinti in due tranche, la prima finalizzata al sostegno dei sistemi sanitari, alla produzione di materiale sanitario ed alla cooperazione scientifica per la ricerca del vaccino; la seconda al contrasto delle ricadute recessive e, tendenzialmente, depressive sulle economie attraverso un Piano straordinario di investimenti in infrastrutture imma-teriali, fisiche, sociali integrato dai piani di investimenti nazionali stornati dal calcolo del deficit. È sicuramente un primo passo importante ed apprezzabile, la decisione della Commissione Europea di costituire un Fondo Europeo da 100 miliardi di euro per finanziare, attraverso prestiti, gli ammortizzatori nazionali, quali la Cassa integrazione in Italia. Ma è ancora uno strumento insufficiente per affrontare la complessità di questa crisi, compresa la grave emergenza del livello di povertà nel nostro Paese, soprattutto per tante famiglie del Sud.
3. Aprire una fase costituente Terminata l’emergenza, dovrebbe essere aperta una fase costituente e la strategia del debito europeo attraverso gli Eurobond dovrebbe diventare svolta strutturale, dotando l’Eurozona di un proprio autonomo bilancio, sostenuto da un’autonoma capacità di imposizione fiscale e da una BCE che, in quanto prestatore di ultima istanza, potrebbe acquistare debito europeo all’emissione. Il bilancio sarebbe gestito da un Ministero del tesoro europeo al quale si affiancherebbero altri Ministeri per le funzioni internazionali via, via delegate al livello europeo, dalla difesa, alla sicurezza fisica e sanitaria, all’immigrazione, che risponderebbero al Parlamento Europeo. I debiti sarebbero gestiti con un nuovo Patto di crescita e stabilità fondato su progetti imponenti di crescita del PIL (al denominatore), socialmente ed ambientalmente sostenibili, e su una equilibrata correlazione fra riduzione della spesa corrente ed aumento degli investimenti (al numeratore), così da impostare un percorso di riduzione costante del rapporto fra debito e PIL. La BCE dovrebbe riformare ulteriormente il proprio Statuto estendendo i suoi compiti, oggi limitati alla stabilità dei prezzi, anche alla piena occupazione.
4. Un nuovo ruolo dei bilanci pubblici nazionali I bilanci nazionali dovranno integrare, con estrema coerenza, i piani di intervento europeo all’interno della sospensione del Patto di stabilità. Dopo i primi interventi, l’Italia ha bisogno ora di una manovra forte e strutturale con una decisa rimodulazione delle principali voci del bilancio pubblico che si presenta con 900 miliardi di spese e 860 miliardi di euro di imposte e tasse. In termini quantitativi la manovra dovrebbe pesare per il 4/5% del PIL, in valori assoluti intorno agli 80/100 miliardi di euro. Sotto il profilo qualitativo essa dovrebbe operare con spostamenti di spesa pubblica e di imposte e tasse. Il 50% della manovra dovrebbe trovare le coperture all’interno del bilancio, il restante 50% sarebbe finanziato in deficit, nell’ambito delle flessibilità europee emergenziali. Si potrebbero tagliare almeno 20 miliardi di euro sugli 80 di Tax Expenditures e 20 miliardi di fondi perduti, su un totale di 60 miliardi, erogati in conto capitale ed in conto corrente. Queste risorse potrebbero finanziare una riforma strutturale del-l’IRPEF con sgravi alle famiglie ed ai lavoratori con reddito medio e basso per 45 miliardi di euro e un intervento sul cuneo fiscale e contributivo per 25 miliardi di euro a favore delle imprese, ad esempio, con l’azzeramento dell’IRAP; i restanti 10 miliardi di euro finanzierebbero gli investimenti pubblici. Sono, inoltre, inderogabili le semplificazioni burocratico- amministrative per aprire i cantieri di opere pubbliche già finanziate per 110 miliardi di euro e impiegare, con analoga tempestività, gli 11 miliardi di euro di fondi strutturali europei non spesi. Altresì, presentare il Def ad aprile ed approvare a maggio la Legge di bilancio 2021, sarebbe un segnale di forte determinazione all’Europa e ai mercati.
5. Il futuro: l’Unione europea solidale Il progetto di Unione economica e politica europea nacque dopo la catastrofe immane delle guerre mondiali del novecento. Oggi stiamo vivendo l’ora più tragica dopo quei giorni. Per queste ragioni la Cisl e il mondo del lavoro che rappresenta rivolgono un appello a tutta la leadership europea: la crisi è simmetrica, coinvolge tutti i popoli e non è responsabilità di chi ne porta la pena. Non possiamo affrontarla con il vecchio schema logoro e perdente dello scontro, del compromesso o dell’immobilismo dettati dal gioco degli apparenti interessi nazionali. L’alternativa fra il primato vitale del comune interesse europeo e l’implosione del progetto europeo nel nome infausto dei falsi interessi nazionali esclusivi, non può che avere una e una sola soluzione: è il tempo dell’Unione solidale.
Segretaria generale Cisl