2 agosto 2011. Chi ignora il grido dei somali?
Maria Teresa Ferrari, Borgo Val di Taro (Pr)
Benedetta indignazione, gentile signora Ferrari. Benedetta davvero. Vorrei che ce ne fosse di più in giro (altro che non pubblicare la sua mail). Tuttavia mi meraviglia che lei – che è nostra amica – consideri tanto “poco” la continua e approfondita opera informativa e di sensibilizzazione che Avvenire sta svolgendo sulla terribile carestia che piaga il Corno d’Africa e la Somalia in particolare... Sembra quasi che abbia letto solo “il Foglio del lunedì” (un settimanale che è un collage di altre testate) piuttosto che questo nostro giornale. Ieri, i colleghi capitanati da Dell’Arti nel meritorio impegno a finalmente titolare e informare su “La carestia di cui l’Occidente non parla” sono, infatti, riusciti a citare tanti pezzi e pezzettini di diversi giornali ma a non accorgersi neppure per sbaglio non solo di Avvenire – cioè dell’unico quotidiano italiano ed europeo che da quindici numeri filati racconta in tutti gli aspetti questo immane dramma e lo porta in prima pagina – ma persino della voce del Papa, cioè del primo, più alto e accorato appello levatosi (il 18 luglio e, di nuovo, domenica scorsa) a scuotere il mondo dalla sua incredibile e mortale distrazione. Dimenticanza quella di Dell’Arti e dei suoi? Difficile crederlo, visto la stima di cui gode il curatore di quella versione speciale del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara. Semplicemente una ferrea scelta redazionale.Ma lei che è nostra abbonata... Riprenda Avvenire del 17, del 19 e del 20 luglio e vedrà come è partita questa nuova campagna “per” di Avvenire. E guardi Avvenire di oggi. Vedrà che continuiamo a dare conto di tutto ciò che accade o, purtroppo, non accade sull’ultimo terribile fronte della fame frutto di carestia e d’ingiustizia… E dovrebbe aver visto anche tutte le iniziative che la Chiesa ha assunto in queste settimane (anche perché ne abbiamo parlato quasi solo noi...). La Chiesa italiana, in particolare, ha risposto subito al Papa e all’emergenza, ponendo a disposizione fondi tratti dall’8 per mille e risorse umane, raccogliendo energie e donazioni e decidendo anche di indire una grande colletta nazionale per il 18 settembre (perché la tenaglia della fame nei mesi a venire si farà, purtroppo, più terribile per le vittime e persino meno considerata di oggi dal resto del mondo...). Papa e Chiesa, insomma, stanno dando – ancora una volta – l’esempio. Ne ho parlato pochi giorni fa, in questa stessa pagina. Ma troppi fanno finta di non sentire il grido degli affamati, troppi tardano a rispondere... Eppure qualcosa finalmente sta succedendo. Fao, Pam, Ue si muovono. Vari Paesi, grandi e piccoli, assumono impegni, programmano interventi, stanziano fondi... Anche di questo abbiamo dato prontamente conto. Così come continuiamo a ricordare a chi ci legge che il fronte della fame non è solo quello del Corno d’Africa, con i suoi 12 milioni di persone – donne e uomini, anziani e bambini – a rischio gravissimo e immediato. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare, infatti, che sono di nuovo più di un miliardo le persone che nel mondo soffrono di denutrizione. Dentro questo numero impressionante, che parla di oppressione, sfruttamento, disperazione, resistenza umana e doveri di solidarietà, ci sono migliaia di diverse storie comunitarie e familiari e un’infinità di casi coinvolgenti. Su quasi tutti questi fronti cruciali, c’è un po’ o un tanto di Chiesa cattolica che porta aiuto e sostiene il coraggio e la dignità di chi è in difficoltà. Ma la missione della Chiesa non si “scioglie” e non si esaurisce mai tutta in una singola azione e in una singola emergenza. La Chiesa è ben più di un’agenzia umanitaria (anche se nessuna agenzia umanitaria è altrettanto presente e viva tra i popoli del mondo), e ovunque – attraverso uomini e donne consacrati a Dio e ai fratelli, attraverso persone capaci e di buona volontà – ricomincia sempre la sua testimonianza di fede, di speranza e di carità nel nome di Cristo.Faccio il giornalista da molti anni ormai, cara amica. E sono anche stato – in un’altra fase della mia vita, da scout – un volontario. Ho imparato, e oggi cerco di raccontare, che “qualcosa” per gli altri – qui e in terre lontane – si può fare in molti modi e in ogni stagione della nostra esistenza. Basta deciderlo. Basta, ad esempio, ricordarsi che il 18 settembre abbiamo un altro semplice eppure solenne appuntamento di solidarietà. E basta anche solo mettersi in contatto con la Caritas tramite i riferimenti che pubblichiamo quasi ogni giorno su Avvenire.