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Congo. Liberata una suora cattolica rapita a Goma l'8 luglio

Silvia Guzzetti lunedì 19 luglio 2021

Una suora in un'immagine d'archivio

È stata liberata una suora cattolica che era stata rapita l'8 luglio a Goma, la capitale della provincia del Kivu Nord, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. La religiosa stava andando al mercato per fare la spesa per la sua comunità che fa parte dell’Ordine delle Figlie della Resurrezione.

A darne la notizia è la fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (Acs) che spiega, in un comunicato, che la religiosa, che si chiama “Suor Francine”, era, al momento del rilascio, "traumatizzata ma non era stata ferita e stava fisicamente bene". Sempre secondo “Aiuto alla Chiesa che Soffre” vi sono pochissime informazioni sul rapimento e il rilascio di suor Francine.

Anche cinque sacerdoti cattolici, dei quali non si hanno più traccia, sono stati rapiti, nella stessa regione del Congo, cinque anni fa. Quattro anni fa, nella notte fra il 16 e il 17 luglio 2017, i padri Charles Kipasa e Jean-Pierre, della parrocchia di Notre Dame, nella diocesi di Butembi-Beni, sempre nella parte orientale del Paese. Cinque anni prima, il 19 ottobre 2012, anche i padri assunzionisti Jean-Pierre Ndulani, Edmond Kisughu e Anselme Wasukundi venivano prelevati dal loro presbiterio a Mbau, nella regione di Beni dopo essere stati picchiati.

I sacerdoti abitavano nella stessa regione dove il prete cattolico Vincent Machozi Karunzu, che si batteva contro gli abusi dei diritti umani, è stato assassinato nel marzo del 2016. Non è la prima volta che la provincia del Kivu nord e le altre provincie orientali della Repubblica Democratica del Congo subiscono attacchi dei gruppi di miliziani ribelli e gang criminali. La conferenza episcopale cattolica ha lanciato un appello, lo scorso aprile, perchè cessi la violenza. "La guerra è la madre di tutte le miserie. Ha un impatto negativo su tutti gli strati della società e compromette il futuro dei nostri figli", hanno dichiarato i vescovi.


A denunciare la grave situazione del Paese, dove 3,3 milioni di bambini sono in stato di malnutrizione, sono state anche le Nazioni Unite.