Libia. Haftar chiude i rubinetti del petrolio. Alla vigilia della Conferenza di Berlino
Il generale Khalifa Haftar ha deciso di bloccare le esportazioni di petrolio
A poche ore dalla Conferenza di Berlino, che vedrà in extremis la presenza dei due protagonisti della guerra, e cioè il leader della Libia riconosciuto dall'Onu, Fayez al-Sarraj, e il maresciallo Khalifa Haftar, che controlla ormai tutta l'area petrolifera costiera, quest'ultimo ha deciso di chiudere i rubinetti.
Al Haliq Al Zawi, leader della tribù Zouaiya dell'Est libico, ha annunciato all'agenzia di stampa libica Lana l'intenzione di voler chiudere porti e campi petroliferi dell'est della Libia, sostenendo che «il movimento mira a prosciugare le fonti di finanziamento del terrorismo bloccando le entrate petrolifere, e a chiedere il ritorno della sede della compagnia petrolifera nazionale a Bengasi».
Il capo tribale ha dichiarato che è già stato chiuso il giacimento di Al Sarir ed è stato bloccato il porto petrolifero di Zueitina, e «domani assisteremo alla sospensione delle attività in tutti i giacimenti petroliferi e quindi alla sospensione di tutti i terminal nella parte est del Paese». «La chiusura dei giacimenti e dei terminal petroliferi è una decisione puramente popolare. Sono stati i cittadini a decidere», ha detto il portavoce delle forze pro-Haftar Ahmed Al-Mismari alla televisione libica Al-Hadath, vicina alle posizioni di Haftar, riporta l'Afp. In una conferenza stampa nella notte, Mismari ha sottolineato che le forze pro-Haftar «non interverranno se non per proteggere le persone nel caso in cui si trovassero ad affrontare un pericolo». Per Haftar, l'offensiva su Tripoli mira a liberare la capitale dei «terroristi», in riferimento ai suoi rivali del governo di Tripoli.
E già oggi, nel pomeriggio, è arrivato l'annuncio ufficiale del blocco del greggio. La Compagnia petrolifera nazionale (Noc) libica su Facebook «dichiara la forza maggiore dopo che la LNA ha bloccato le esportazioni di petrolio da Brega, Ras Lanuf, Hariga, Zueitina e Sidra». «Il Comando generale dell'LNA e la Guardia delle strutture petrolifere delle regioni centrali e orientali - si legge - hanno incaricato i dirigenti di Sirte Oil Company, Harouge Oil Operations, Waha Oil Company, Zueitina Oil Company e Arab Gulf Oil Company (AGOCO), filiali della National Oil Corporation, di bloccare le esportazioni di petrolio dai porti di Brega, Ras Lanuf, Hariga, Zueitina e Sidra. Le istruzioni di blocco sono state date dal maggiore generale Nagi al-Moghrabi, il comandante della PFG nominato dall'LNA, e dal colonnello Ali al-Jilani della sala operativa della Greater Sirte dell'LNA. Ciò comporterà una perdita di produzione di greggio di 800.000 barili al giorno e perdite finanziarie giornaliere di circa 55 milioni di dollari al giorno».
Immediata la reazione delle Nazioni Unite. La missione Onu in Libia esprime «profonda preoccupazione per gli attuali sforzi per interrompere o compromettere la produzione di petrolio» nel Paese. «Questa mossa avrebbe conseguenze devastanti prima di tutto per il popolo libico che dipende dal libero flusso di petrolio - si legge in un comunicato dell'Unsmil - e avrebbe effetti terribili per la situazione economica e finanziaria già deteriorata del Paese». L'Unsmil reitera «l'importanza di preservare l'integrità e la neutralità della National Oil Corporation». Di fronte agli appelli e alle minacce di fazioni vicine ad Haftar, che comanda l'Est della Libia compresa l'importante "mezzaluna petrolifera", di bloccare i porti e gli impianti di petrolio della Cirenaica, l'Unsmil «esorta tutti i libici a esercitare la massima moderazione, mentre i negoziati internazionali continuano a mediare la fine della lunga crisi della Libia, inclusa la raccomandazione di misure per garantire la trasparenza nella distribuzione delle risorse».