Il fatto. L'esercitazione militare della Nato contro l'«esercito» delle fake news
Carristi polacchi. Se una manovra è imponente (almeno 9mila uomini, o 250 carri armati, o 500 blindati), le parti devono comunicare le mosse con un preavviso di 42 giorni
Non poteva risparmiare le manovre della Nato. E, puntualmente, il complottismo sul coronavirus ha colpito ancora. In maniera ridicola e inverosimile. Che verranno a fare, fra aprile e giugno 2020, 20mila soldati americani in un’Europa infiacchita dall’epidemia? Un colpo di stato? Un controllo militare delle società europee? Un sovvertimento dell’ordine democratico? Oppure esperimenti di guerra biologica? E, forse, quei militari saranno già immuni al virus e vaccinati appositamente, mentre la conta dei nostri morti non fa che aumentare tristemente? Perché le manovre sono state organizzate in concomitanza con l’epidemia? Sono tutte domande poco informate e fuorvianti quelle che circolano sui media sociali.
L’esercitazione Defender 2020 è stata programmata a ottobre 2019. Ben prima che cominciasse a diffondersi il coronavirus. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ne è stata informata da quel dì. Per motivi di trasparenza e di mutua fiducia tra avversari che si parlano, il documento di Vienna dell’Osce taglia corto ad ogni possibile die- trologia. Quando un’esercitazione militare coinvolge almeno 9mila uomini, o 250 carri armati, o 500 blindati da combattimento, o ancora 250 pezzi di artiglieria da 100 mm, le parti, Nato compresa, devono comunicare all’Organizzazione qualsiasi mossa nella zona compresa fra l’Atlantico e gli Urali, con un preavviso di almeno 42 giorni. La Nato continua a farlo. I russi un po’ meno. Negli ultimi anni hanno preso a organizzare esercitazioni a sorpresa per testare la reattività dei propri uomini e i nervi degli avversari. Il documento di Vienna prevede che siano invitati osservatori internazionali. Cosa che non sempre avviene. Ecco perché circolano sospetti e accuse reciproche. Ufficialmente, le prossime manovre della Nato non saranno rivolte contro nessun paese in particolare. Simuleranno operazioni aviotrasportate in Georgia, in Lituania e in Lettonia, con parà americani, spagnoli e italiani; testeranno manovre di guado in Polonia e proveranno operazioni combinate in Germania. Uno scenario classico, convenzionale, dal forte sapore di guerra fredda. Una prima in assoluto dai tempi delle Reforger degli anni ’80. Ci si prepara per sé, ma è ovvio che si manda più di un messaggio a ogni avversario potenziale, mostrandogli che si è pronti a fronteggiarlo, in caso di necessità. Visto il contesto e i mezzi, Russia e Cina sono nel mirino di Defender 20.
Ne va della credibilità militare dell’Alleanza. Quando si evocano le capacità militari della Nato, non ha senso indicare unicamente i materiali in linea. Bisogna vedere come un attore strategico è in grado di farli operare sinergicamente; che cosa è in grado di realizzare con quei mezzi. Sta tutto qui il senso delle prove e delle manovre alleate. La guerra, anche difensiva, non si improvvisa mai. Tanto meno in coalizione, dove ci sono fattori linguistici, di mobi-lità, di cultura differenti e di standard di addestramento difformi. Ovviamente i soldati americani non saranno vaccinati, né immuni al coronavirus. E infatti l’Us Army sta prendendo tutte le precauzioni del caso. Sta passando al setaccio le sue carenze sanitarie e sta simulando scenari di contaminazione, per non farsi trovare impreparato quando sbarcherà in massa sul suolo europeo. Scambierà i risultati delle prove con gli omologhi europei. Sempre che le manovre si tengano nei tempi e nelle misure previste. Perché il coronavirus sta cominciando ad averne ragione, scompaginandone il calendario. Se Donald Trump ha annunciato di sospendere i viaggi dall’Europa per 30 giorni, il Pentagono ha bandito gli arrivi negli Usa per 60 giorni a partire dal 13 marzo. L’annuncio riguarda tutti i militari e i civili del Pentagono, compresi i familiari e i contractor. Un memo è stato indirizzato a tutto il personale. Un periodo di quarantena di 14 giorni è previsto per tutti i militari del DoD che rientrino nel territorio americano. Anche le manovre Defender Europe 20 sono riviste al ribasso. Potrebbero essere ulteriormente rimodulate, se non annullate, qualora le condizioni sanitarie in Europa orientale si facessero critiche. Lo conferma un comunicato del Comando statunitense per l’Europa. Altro che dietrologie e speculazioni.
Alla fine vince il Covid-19
Alla fine ha vinto il coronavirus. Il Covid-19 ha avuto la meglio sulle manovre della Nato che si sarebbero dovute svolgere in Norvegia, a partire da ieri. Organizzate ogni due anni dal 2006, le esercitazioni Cold Response si sarebbero dovute tenere nelle contee di Tromso e nel Finmark. L’edizione prometteva bene. Sarebbe stata la più importante, con oltre 19mila militari, provenienti da Belgio, Stati Uniti, Danimarca, Regno Unito, Paesi Bassi, Germania, Francia, Lettonia, Finlandia e Svezia, oltre che dalla Norvegia, leader della Nato per le manovre ai Poli.
I numeri dell'operazione, parallela ai russi
Saranno circa 20mila i soldati dell’Us Army e della Guardia Nazionale che dovrebbero partecipare a Defender Europe 2020. Tredicimila, invece, gli equipaggiamenti e i materiali che dovrebbero affluire in Europa per le manovre primaverili della Nato. Mentre sini stati tra i 60mila e i 120mila gli uomini impiegati dai russi durante le ultime esercitazioni della serie Zapad (Occidente).