Nigeria. Liceali rapite: «Leah è cristiana e non cambierà fede. Vi prego, liberatela»
La ragazze liberate da Boko Haram con il presidente nigeriano Buhari (Ansa)
«Vi prego, liberate mia figlia, lei non può convertirsi a una religione che non conosce». È questo l’appello disperato di Rebecca Sharibu, madre di Leah, l’unica ragazza cristiana rapita il 19 febbraio da Boko Haram nel collegio di Dapchi, nel nord-est della Nigeria, insieme ad oltre 100 studentesse.
La signora parla alla stampa con le lacrime agli occhi. Vuole che i ribelli jihadisti e il governo si impegnino a far ritornare la sua bambina a casa. «Mi hanno detto che mia figlia è stata bloccata all’ultimo momento dai militanti islamici», spiega la donna mentre mostra una foto della ragazza di 15 anni.
«Il mio cuore si è infranto quando mercoledì i miei occhi non hanno visto Leah tra le liceali liberate. I ribelli volevano che recitasse alcuni versi del Corano – continua la madre –, ma lei non li sa. Per questo non l’hanno fatta scendere dai loro veicoli».
Le compagne di Leah hanno raccontato la sua drammatica situazione alle autorità e alla madre, la quale è subito svenuta nel centro d’accoglienza dove erano state raggruppate le 104 studentesse rilasciate. «Stavo tornando a casa da un viaggio quando ho sentito della liberazione di tutte le ragazze a parte Leah – ha raccontato invece il padre –. Mi sono rattristito ancora di più quando mi hanno detto che mia moglie aveva perso conoscenza ed era ricoverata in ospedale». I genitori descrivono la figlia come «una ragazza silenziosa e obbediente che aiuta sempre in casa».
Il presidente nigeriano, Muhammadu Buhari, ha incontrato venerdì 23 marzo le studentesse liberate per l’usuale foto di gruppo, simile a quella scattata l’anno scorso con decine di ragazze che erano state rapite nel 2014 a Chibok e successivamente tornate in libertà. Le autorità federali e dello Stato hanno detto che «nessun riscatto è stato pagato e nessun prigioniero jihadista è stato liberato in cambio delle ragazze rapite».
Sono comunque molte le voci scettiche riguardo a tale sequestro, come quella del governatore di Yobe, lo Stato federale in cui è situata Dapchi. «È strano che l’attacco al collegio – ha sottolineato Ibrahim Gaidam – sia avvenuto una settimana dopo che i militari avevano abbandonato l’area». Secondo gli esperti, «questi sequestri avvengono a causa dell’alto livello di corruzione tra i diversi attori». Il leader nigeriano, malato da diverso tempo, sta dimostrando infatti la sua incapacità nel gestire governo e esercito, entrambi accusati di complicità nei rapimenti.