Medio Oriente. Agguato all'ambasciata israeliana ad Amman. Trump manda un inviato
Metal detector all'ingresso della Spianata delle moschee
Alta tensione in Medio Oriente. Dopo le violenze a Gerusalemme, oggi un altro episodio che rischia di infiammare i rapporti tra Israele e la Giordania.
Due morti nell'ambasciata israeliana ad Amman
Un gruppo di falegnami doveva installare mobili in uno degli appartamenti in cui vivono le guardie di sicurezza israeliane, nel pressi del complesso dell'ambasciata, nel quartiere di Rabieh. Ad un certo punto la guardia israeliana è stata aggredita con un cacciavite da uno dei falegnami presenti. L'ufficiale, vice responsabile della sicurezza in loco, è rimasto leggermente ferito e ha reagito sparando e uccidendo l'aggressore. È rimasto ferito da una pallottola vagante anche il padrone di casa, un medico deceduto poco dopo, in ospedale. L'operaio, Mohammed Jawawdeh, appena 16 anni, è morto sul colpo.
Subito dopo l'accaduto sul posto è arrivato un enorme contingente di forze di sicurezza giordane, che ha bloccato tutte le vie di accesso alla zona. Intanto a Gerusalemme l'ambasciata di Amman e il quartier generale del ministero degli Esteri dichiaravano lo stato di emergenza. "L'ultima cosa di cui avremmo avuto bisogno era una ripetizione dell'attacco all'ambasciata del Cairo", ha ammesso un funzionario al ministero degli Esteri, ricordando l'attacco alla legazione diplomatica in Egitto nel settembre 2011, presa d'assalto da centinaia di manifestanti. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato al telefono con l'ambasciatore israeliano in Giordania, Einat Schlein e con l'ufficiale ferito. Adesso le autorità dei due Paesi lavorano su diversi fronti per cercare di risolvere la crisi.
I rapporti tra Israele e Giordania sono ispirati dal trattato di pace firmato nel 1994, ma la tensione è cresciuta negli ultimi giorni, dopo le misure di sicurezza prese da Israele a Gerusalemme Est. Alla Giordania è affidata la custodia dei luoghi santi a Gerusalemme. Venerdì migliaia di giordani, convocati dai movimenti islamisti e dai partiti di sinistra, erano scese in strada ad Amman, al termine delle preghiere, in segno di protesta per le misure prese alla Spianata delle Moschee.
Trump manda un inviato
Uno stretto collaboratore del presidente americano, Donald Trump, è atteso oggi a Gerusalemme dove cercherà di aiutare le parti a risolvere la crisi innescata dalle misure di sicurezza volute dal governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu all'ingresso della
Spianata delle Moschee (il Monte del Tempio per gli israeliani). Jason Greenblatt, rappresentante speciale per i negoziati internazionali, è già partito alla volta di Israele dove - ha detto la fonte - "appoggerà gli sforzi per ridurre la tensione nella regione".
Bombardate le postazioni di Hamas
Un razzo palestinese lanciato dalla Striscia di Gaza, il secondo nel giro di 24 ore, è caduto nella notte in un'area disabitata nel sud di Israele; non ci sono stati danni né alle persone né alle cose. L'esercito israeliano ha reagito cannoneggiando alcune posizioni di Hamas: un blindato israeliano ha sparato varie volte contro le postazioni delle Brigate di Ezzedin al-Qassam, il braccio armato del movimento islamista, che controlla la Striscia di Gaza, nella zona di Khan Yunis, nel sud dell'enclave palestinese. Si tratta del secondo razzo lanciato da Gaza verso il sud di Israele in meno di 24 ore: anche domenica era stato lanciato un razzo senza che causasse danni. Negli ultimi giorni la tensione nell'area è aumentata per le misure di sicurezza imposte da Israele ai palestinesi che accedono alla Spianata delle Moschee, uno dei luoghi santi dell'islam.
Gli arresti
In un blitz notturno l'esercito israeliano ha arrestato numerosi alti esponenti di Hamas in Cisgiordania, fra cui un ex ministro, un parlamentare e cinque miliziani liberati anni fa nel contesto di uno scambio di prigionieri. La reazione di Hamas è stata di sfida aperta: "Questa massiccia campagna di arresti - ha tuonato Abdel Rahman Shedid - è la dimostrazione migliore che le forze di occupazione stanno perdendo il controllo della situazione". Mentre la Turchia cerca di mobilitare l'opinione pubblica islamica sulla questione della Spianata, Israele sta sondando il terreno con Paesi arabi moderati, fra cui Egitto e appunto Giordania, nel tentativo di escogitare una soluzione che da un lato consenta di rimuovere i metal detector, ma dall'altro garantisca che al suo interno non vengano più trafugate armi.
L'appello del Papa alla calma
Dall'estero si moltiplicano gli appelli alla calma. Fra tutti spicca quello del Papa, che domenica ha lanciato un'invocazione
"alla moderazione e al dialogo" e ha pregato "affinché il Signore ispiri a tutti propositi di riconciliazione e di pace".
Nonostante la fiammata nella serata di domenica dell'attentato in Giordania, il volume delle proteste è andato declinando durante la giornata. Incidenti sporadici sono stati segnalati in alcune località cisgiordane ma il numero dei feriti è calato in maniera sensibile. Da Gaza un razzo è stato sparato verso Israele, ma è esploso in volo.
Sotto pressione di Israele è anche il Movimento islamico in Israele dello sceicco Raed Sallah, già fuori legge. La sensazione dei servizi di sicurezza israeliani è che - con l'aiuto discreto di Qatar e Turchia e con il sostegno aperto dell'influente sceicco Yusuf al-Qardawi - Hamas e il Movimento Islamico cerchino di garantirsi il controllo esclusivo della Spianata delle Moschee, avendovi eroso l'ascendente della Giordania e dell'Anp. Pur minacciato di espulsione, lo sceicco Sallah non ha abbassato i toni: "Anche se Israele rimuoverà i metal detector - ha avvertito - la campagna per al-Aqsa non si fermerà". L'obiettivo, ha aggiunto, è la fine della
"occupazione israeliana di Gerusalemme".
Dalla sua città Um el-Fahem, nel nord di Israele, provenivano i tre attentatori che il 14 luglio hanno destabilizzato la situazione uccidendo con armi da fuoco due agenti ai bordi della Spianata, per essere poi abbattuti a pochi passi dalla moschea al Aqsa. Si è trattato, ammettono i servizi israeliani, di un attentato di impatto strategico.
Il governo israeliano cerca ora di circoscrivere l'onda d'urto di quell'episodio, senza rinunciare a garantire la sicurezza nell'esplosiva Spianata delle Moschee. Sabato notte, alla Porta dei Leoni della Città Vecchia, sono anche state installate telecamere di sorveglianza. E il ministro degli Interni Arye Deri, un ebreo ortodosso, ha fatto presente che dai metal detector passano anche gli israeliani. Anche fra di loro, ha detto, potrebbero annidarsi pericolosi attentatori, che vanno neutralizzati per tempo.
Intanto in Israele prevale un clima di cordoglio. Migliaia di persone hanno seguito domenica nel cimitero di Modìin, a est di Tel
Aviv, i feretri dei tre israeliani - un padre di 70 anni, e di due figli di 46 e 35 anni - assassinati da un giovane palestinese nell'insediamento di Halamish, in Cisgiordania. L'uomo ucciso lascia cinque orfani. La casa dell'attentatore - un sostenitore di Hamas che è stato arrestato - sarà rasa al suolo "il più presto possibile", ha promesso Netanyahu.