Canada. Trump e Conte vogliono la Russia nel G8. Il no della Ue
Linea dura sui dazi, un invito unilaterale alla Russia a tornare nel G7 e la decisione di partire prima della stesura del comunicato finale. Ancora prima di arrivare a Charlevoix, Donald Trump aveva già fatto salire alle stelle la tensione al vertice dei sette Grandi del Quebec, destinato ad essere ricordato per aver mesoni luce la profondità della frattura fra gli Stati Uniti di Trump e i suoi principali alleati. Che, nella prima giornata di incontri, hanno ventilato la possibilità di stilare un documento finale a sei, sancendo ufficiosamente la nascita di un Gruppo dei 6 più 1.
Ma è stato Trump a lanciare i primi attacchi, di buon mattino, sfogando via Twitter la sua contrarietà nei confronti di politiche commerciali che ha definito «ingiuste», e minacciando di cancellare ogni accordo commerciale con Canada ed Unione Europea se questi non elimineranno le tariffe e i limiti alle importazioni di alcuni prodotti americani, come il latte e la carne bovina. Poi la proposta esplosiva: far rinascere il G8, riammettendo Mosca nel consesso del quale era entrata a far parte nel 1997 ed dal quale era stata espulsa quattro anni fa, su iniziativa di Barack Obama, per aver annesso a forza la Crimea. «Trump sta sfidando l’ordine mondiale», è stata l’inappellabile risposta del presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, mentre il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha sottolineato la necessità di «salvaguardare i principi dell’Ue, tra i quali il fatto che tutti gli Stati, come la Russia, debbano rispettare le regole internazionali».
Conte: con gli Usa su Mosca di Alessia Guerrieri
Su simili posizioni si sono espressi tutti gli altri leader, con l’eccezione del premier italiano Giuseppe Conte, che inizialmente si è detto d’accordo con il capo della Casa Bianca, salvo poi allinearsi ai colleghi. In realtà anche il Cremlino ha respinto l’invito al mittente, dicendo di preferire altri formati di confronto internazionale a quello del G8. Particolarmente aspro è stato il commento del presidente francese Emmanuel Macron, che ha avvertito l’omologo Usa che in questo modo si troverà «isolato », e che agli altri Grandi «non dispiace firmare un accordo a sei, poiché questi 6 Paesi rappresentano valori comuni e un mercato economico che ha alle spalle il peso della storia e che ora è una vera forza internazionale».
Nonostante gli attacchi verbali, in serata Macron ha avuto un breve faccia a faccia con Trump, che ha concluso auspicando di tenere «aperto il dialogo, ancora e sempre, per difendere gli interessi dei francesi e di tutti quelli che credono che il mondo si possa costruire solo insieme». Persino il primo ministro canadese Justin Trudeau ha abbandonato gli obblighi di gentilezza attesi da un padrone di casa per rispondere agli attacchi del leader Usa, in particolare sul commercio bilaterale con il vicino del Sud: «Difenderemo le nostre industrie e i nostri lavoratori e mostreremo al presidente degli Stati Uniti che le sue azioni inaccettabili stanno danneggiando i suoi stessi cittadini», ha scritto il premier liberale su Twitter. Contro le tariffe commerciali di Trump, che all’inizio del mese ha imposto pesanti dazi all’import di acciaio e alluminio europei, si sono espresse anche la premier britannica Theresa May e la cancelliera tedesca Angela Merkel. La tensione al lussuoso resort della Malbaie è stata percepibile non solo nelle parole, ma anche nei gesti dei leader.
Al momento degli arrivi, gli abbracci calorosissimi con pacche sulle spalle di Justin Trudeau a Macron, l’affettuoso saluto alla Merkel e il benvenuto a Conte si sono contrapposti alla più formale stretta di mano con un Trump serissimo, che non si è lasciato andare ad un sorriso neppure al momento della foto. I lavori ieri si sono limitati a un pranzo ufficiale e ad alcuni incontri bilaterali, mentre oggi sono previste sessioni sul clima e sull’ambiente prima della presentazione del comunicato finale, che però il capo della Casa Bianca snobberà. Ha già infatti annunciato che in mattinata volerà direttamente a Singapore per incontrare il leader nordcoreano Kim Jong-un. L’appuntamento è previsto per il prossimo 12 giugno.