Canada. Incendiate due chiese cattoliche, forse legami con il caso dei bimbi indigeni
Cittadini canadesi visitano il monumento che commemora i 215 bambini morti per maltrattamenti in istituzioni cristiane
La polizia canadese sta investigando sull’incendio delle due chiese cattoliche nella giornata di ieri, lunedì, nella British Columbia che potrebbe essere di origine dolosa e collegata al recente ritrovamento dei resti di oltre duecento bambini indigeni che sono morti per maltrattamenti nella Kamloops Indian Residential School, una rete di scuole gestite dalle Chiese cristiane.
Le due chiese del Sacro Cuore e di San Gregorio, costruite oltre cento anni fa, a distanza di 40 chilometri l’una dall’altra, sono bruciate nella mattinata di lunedi mentre il Canada festeggiava la giornata nazionale dedicata agli indigeni. Si trovano nelle due riserve di “Penticton Indian Band” e di “Osoyoos Indian Band”, a meno di cento chilometri da Kamloops, dove i resti dei duecento bambini sono stati ritrovati lo scorso maggio.
Un agente ha notato l'incendio al Sacro Cuore, intorno all'una ora locale, le 9 circa in Italia ma, quando è arrivato sul posto, era troppo tardi e le fiamme avevano travolto l'edificio. Due ore dopo la polizia ha ricevuto la segnalazione che anche la chiesa di San Gregorio stava bruciando. I due edifici sono stati rasi al suolo. "Crediamo, osservando la scena e l'ambiente circostante, che sia stato utilizzato un acceleratore liquido", ha dichiarato il capo dei vigili di fuoco della zona Bob Graham, "Le prime indicazioni sono che l'incendio è doloso"
Come già riferito da Avvenire la scoperta del cimitero nei pressi della “Kamloops residential school” non fa che confermare sia i racconti di centinaia di sopravvissuti sia le conclusioni di una commissione governativa, quest’ultima, dopo sette anni di ricerche, nel 2015 aveva appurato che su 150mila bambini delle Prime nazioni, Inuit o Metis, oltre 4mila erano morti fra il 1890 e il 1996 nei pensionati creati per «uccidere l’indiano nel bambino», come recita il testo di una legge canadese dell’epoca. La Truth and Reconciliation Commission aveva quindi denunciato come “genocidio culturale” la politica di prelevare con la forza i piccoli dalle loro famiglie nelle riserve e di educarli in centri, dove parlare la lingua del loro popolo o mantenerne le abitudini era punito severamente. E ha puntato il dito contro le condizioni spesso atroci alle quali venivano esposti i minori, in centri sovraffollati e scarsamente finanziati, dove soffrivano la fame, il freddo ed erano vittime di frequenti epidemie.
Una immagine messa a disposizione dal Centro Nazionale per la verità e la riconciliazione all'Università di Manitoba mostra un raduno alla scuola residenziale indiana di Kamloops, nella British Columbia nel 1937 - Epa/Ansa
A non essere nota alle famiglie è invece di solito la causa della morte dei loro figli, le cui spoglie il governo canadese proibiva di restituire ai genitori perché l’invio era troppo costoso. I ritrovamenti e le analisi degli ultimi anni indicano ora che il killer più comune era la tubercolosi, seguita da altre malattie infettive e da incendi o tentativi di fuga.
Molti dirigenti della Chiesa in Canada hanno presentato da allora le loro scuse alle famiglie. "La triste scoperta – ha affermato Papa Francesco durante l'Angelus di due settimane fa - accresce ulteriormente la consapevolezza dei dolori e delle sofferenze del passato". E il Pontefice ha assicurato che "le autorità politiche e religiose del Canada continuano a collaborare con determinazione per fare luce sulla triste vicenda e impegnarsi umilmente in un cammino di riconciliazione e di guarigione. Questi momenti difficili rappresentano un forte richiamo per tutti per allontanarci dal modello colonizzatore e camminare fianco a fianco, nel dialogo, nel rispetto reciproco e nel riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutte le figlie e i figli del Canada".
Anche Papa Benedetto XVI nel 2009 aveva espresso "il suo dolore per l’angoscia causata dalla condotta deplorevole di alcuni membri della Chiesa" in Canada. Anche l’arcivescovo di Vancouver, Michael Miller ha promesso che la Chiesa sarà "completamente trasparente, aprendo i nostri archivi e registri relativi a tutte le scuole residenziali, e solleciterà fortemente tutte le altre organizzazioni cattoliche e governative a fare lo stesso". Quindi si è "scusato sinceramente e profondamente con i sopravvissuti e le loro famiglie, nonché con tutte le persone successivamente colpite, per l’angoscia causata dalla condotta deplorevole di quei cattolici che hanno perpetrato maltrattamenti di qualsiasi tipo in queste scuole residenziali".