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Brics. Anche i Paesi “amici” chiedono all'Afghanistan di far studiare le ragazze

A.Ma. mercoledì 23 ottobre 2024

Vladimir Putin con Xi Jinping

Un passaggio piuttosto sorprendente, quello contenuto nel documento finale del vertice dei Brics (i Paesi emergenti) in corso in Russia, nella città di Kazan, sotto l'egida del presidente Vladimir Putin. Un passaggio in cui si chiede formalmente alle autorità che governano l'Afghanistan di revocare il divieto di istruzione per le ragazze dopo il sesto anno, l'equivalente della nostra seconda media.

Sorprendente, perché tra i firmatari ci sono alcuni Paesi che, soli al mondo, intrattengono relazioni diplomatiche con i taleban, o, per meglio dire, economico-diplomatiche: la stessa Russia, la Cina e l'India, che dagli integralisti islamici al potere dall'agosto 2021 stanno ottenendo contratti per lo sfruttamento delle risorse minerarie e per la costruzione di infrastrutture.

«Chiediamo alle autorità afghane di revocare l'effettivo divieto sull'istruzione secondaria e superiore per le ragazze», afferma la dichiarazione finale. Il documento sottolinea la necessità di una soluzione pacifica in Afghanistan, che garantisca sicurezza e "diritti fondamentali" a tutti gli afghani, comprese donne, ragazze e diversi gruppi etnici. Verrebbe da chiedere se a casa loro tutti i Paesi firmatari garantiscano la stessa attenzione all'intera poolazione.

Va colto comunque l'aspetto positivo: se i taleban si fanno beffa ormai da oltre tre anni dei continui richiami dell'Onu, della Ue e di tutte le diplomazie occidentali, chissà che la pressione di alcuni dei Paesi "amici" possa avere un effetto migliore.

Metà della popolazione afghana, quella femminile, vive una situazione di apartheid di genere: vietata l'istruzione superiore e universitaria, vietato lavorare, vietato spostarsi senza un accompagnatore, vietato perfino fare udire la propria voce. Alla fine di settembre in seno al Consiglio di sicurezza è maturata un'iniziativa, sottoscritta da 26 Paesi, che mira a portare i taleban e la loro politica di apartheid di genere davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Onu. «La nostra iniziativa non cambierà la situazione in Afghanistan ora – aveva detto la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock -. Ma darà speranza alle donne nel Paese. Vi vediamo, vi ascoltiamo. Parliamo per voi mentre voi siete costrette al silenzio». Oggi a questa voce si aggiunge quella di Cina, Russia, India e dei Paesi emergenti del cosiddetto Global South, tra cui Iran e Arabia Saudita.

Ecco il testo del passaggio dedicato all'Afghanistan nel documento finale dei Brics: «Sosteniamo l'Afghanistan come uno stato indipendente, unito e pacifico, libero da terrorismo, guerra e droga. Sollecitiamo misure più visibili e verificabili in Afghanistan per garantire che il territorio dell'Afghanistan non venga utilizzato dai terroristi. Sottolineiamo la necessita' di fornire assistenza umanitaria urgente e ininterrotta al popolo afghano e di salvaguardare i diritti fondamentali di tutti gli afghani, comprese donne, ragazze e diversi gruppi etnici».