Asia Bibi è ancora in carcere. È stata condannata a morte, anche in secondo grado da un tribunale pachistano per blasfemia. Lei giovane cristiana coraggiosa, in realtà è innocente. Le accuse si sono dimostrate ridicole e infatti molti testimoni hanno ritrattato. La legge sulla blasfemia è nei fatti uno strumento formidabile per portare a termine vendette personali o politiche.
Asia Bibi è sempre stata forte. Nella fede. Ma dopo 5 anni di carcere e due sentenze che la vogliono sul patibolo, sembra che stia cominciando a perdere un po’ di speranza. A riferirlo è il marito, Ashiq Masih, dopo averla visitata nel carcere di Multan, nello Stato del Punjab, dove si trova in isolamento per motivi di sicurezza. Parlando all’agenzia di stampa Afp, l’uomo ha raccontato di quanto sua moglie confidasse nel verdetto dell’Alta Corte di Lahore per tornare libera. «Era sconvolta, ha pianto per tutto il tempo che sono stato con lei – ha dichiarato – e fa appello alla Corte Suprema e al presidente pachistano affinché usino i loro poteri per renderle giustizia».
Asia però non è sola in questo calvario. La sostiene la fede in Cristo. E sono tanti quelli che le sono vicini con la preghiera e con iniziative di vario tipo. Ad esempio sul sito di Change.org, una delle maggiori piattaforme di petizioni del mondo, è stata lanciata una raccolta di firme per salvare la vita ad Asia Bibi. In poco tempo ha già superato le 230.000 firme. Sulla stessa piattaforma a suo tempo era stata lanciata una petizione anche per la sudanese Meriam. Anche Avvenire e Avvenire.it hanno raccolto lettere e commenti a favore della giovane cristiana pachistana.Per aderire alla petizione per Asia Bibi clicca qui:
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