Nuovo imperatore. Tokyo annuncia un'era di «pace e ordine». Con 15 minuti di ritardo
Il Giappone ha annunciato la nuova era di «pace nell’ordine». Con 15 minuti di ritardo. Nel Paese arrivare anche con pochi minuti di ritardo a un appuntamento è considerato estremamente sconveniente. Ed è infatti con molto – e malcelato – imbarazzo che ieri i giornalisti – e milioni di cittadini incollati un po’ ovunque davanti alla Tv – hanno atteso per oltre 15 minuti che apparisse il premier Shinzo Abe per dare lo storico annuncio. Tant’è che in sala stampa erano cominciate a circolare voci di contrasti dell’ultimo momento, addirittura di un veto imperiale.
Nulla di tutto ciò: l’imperatore e la sua famiglia, chissà perché, non sono minimamente coinvolti nella scelta dell’era (nonostante, non avendolo in vita, sia poi il cognome con il quale passeranno alla storia). Ma soprattutto, anche il Giappone sta diventando un Paese “normale”. I ritardi non sono più un’eccezione. Dopo i rituali inchini – più lunghi e profondi per farsi perdonare appunto il ritardo – prima il Capo di Gabinetto Yoshihide Suga e poi il premier in persona, Shinzo Abe, hanno finalmente alzato un cartello e annunciato l’attesissimo “gengo”, la nuova era che inizierà il primo maggio: si tratta di reiwa, due caratteri che singolarmente hanno più di un significato ( rei: ordine, decisione, wa: pace, armonia) ma che assieme non sono mai stati usati.
La legge sul gengo, approvata nel 1979, parla chiaro: la scelta deve cadere su due caratteri semplici, di facile scrittura e che non siano mai stati usati assieme. In altre parole, debbono rappresentare un neologismo: compito facile, tutto sommato, visto l’enorme serbatoio dei caratteri cinesi (oltre 50mila, anche se solo 5mila di uso comune) e al tempo stesso difficile, per lo stesso motivo.
TRADIZIONI Giappone, come sarà la nuova era? Di Pio D'Emilia
Qualcuno ha subito interpretato il nuovo composto in salsa conservatrice: «pace nell’ordine». Del resto il carattere di rei è lo stesso che troviamo in meirei, ordine esecutivo, o jourei, ordinanza, decreto. Mentre wa, oltre ai già indicati significati, è anche il carattere che indica la “giapponesità”, la “genuinità indigena”. I cinesi usavano (anche) questo carattere per indicare i giapponesi e oggi si usa associato ad alcuni prodotti: wagyu, “manzo giapponese”, washoku “cucina giapponese”, washitsu, “stanza giapponese” e soprattutto, wafu, “alla giapponese”, “a modo nostro”. Ma stando alle spiegazioni ufficiali del governo, i due caratteri sono stati pescati nel Man’yoshu, un’antica raccolta di poesie giapponesi. Una poesia molto delicata, che parla di un “soffice vento” (wa) che accompagna il “cambio di stagione” (rei). Nulla a che vedere con il concetto di “ordine imposto”.
Ma tant’è. Presto l’esegesi del gengo tornerà appannaggio di accesi, quanto ignoti ai più, dibattiti tra studiosi. Quello che la stragrande maggior parte dei giapponesi spera, invece, è che la pace e la prosperità che l’era Heisei ha loro garantito in questi ultimi 31 anni – nonostante varie e disastrose calamità naturali – prosegua anche nella prossima. E che il giovane Naruhito, erede designato del “trono del crisantemo”, il più antico e misterioso rimasto al mondo, erediti la saggezza e la generosità di suo padre Akihito, l’imperatore uscente.